Leonidas Kavakos ed Enrico Pace per “Serate Musicali”
È tornato in Conservatorio, ai concerti organizzati da “Serate Musicali”, un duo di altissima qualità. Quello formato dal violinista greco Leonidas Kavakos e dal pianista riminese Enrico Pace. Come già scritto più volte in questi anni nelle pagine del giornale, un duo cameristico cha ha pochi rivali nel panorama concertistico mondiale.
L’impaginato ascoltato ieri sera in Sala Verdi, prevedeva brani di Schubert, Schumann e Beethoven.
Tre lavori importanti tra cui uno celeberrimo, la Sonata op.47 “A Kreutzer”, eseguita dopo il breve intervallo e due meno noti, ma di altrettanto interesse: il tardo classicismo di Franz Schubert con la Sonata Duo n.4 in la maggiore D.574 (1817) e il romanticismo più evoluto di Robert Schumann con la Sonata n.2 in re minore Op.121″Grosse Sonate” (1851), così denominata per via della ingente dimensione.
Le mirabili interpretazioni dei due strumentisti, poggiano su un equilibrio discorsivo e su un’accurata divisione delle parti, in perfetta sinergia. Il modo particolareggiato di scavare nelle timbriche di entrambi i musicisti, ha nella costante riflessione l’elemento centrale di definizione per una cifra estetica di evidente espressività. La discrezione sonora che caratterizza entrambi è supportata dalla consapevolezza di non voler mai esagerare con un uso gratuito virtuosistico. Le timbriche erano misurate ma con ampio spessore dinamico nella più classica sonata di Schubert, sonata che risente ancora dell’influenza mozartiana, sebbene più sostanziosa delle precedenti tre “Sonatine”.
Nella corposa Sonata op.121 di Schumann il taglio timbrico è apparso profondo, scavato e tormentato nelle melodie violinistiche e nelle rielaborate armonizzazioni pianistiche. Il risultato interpretativo è stato sorprendente e quest’ultima sonata, certamente tra le più complesse nell’esemplarità di tutti i quattro movimenti, è stata resa in modo comprensibile dalla chiarezza analitica della sua restituzione.
A questo splendido lavoro si è unito poi il capolavoro consolidato della Sonata n.9 op.47 in la maggiore (1803). La sua restituzione ha trovato ancora nella resa analitica e dettagliata di Kavakos e di Pace il punto di partenza per una esecuzione che ha nel Finale.Presto il momento di più estemporanea resa discorsiva.
Peccato la brusca interruzione nelle ultimissime battute – poi ripetute- del Presto iniziale del primo movimento, dovuta alla rottura di una corda del violino di Kavakos. La ripresa è stata poi compensata dal ritorno all’alta qualità interpretativa.
Applausi sostenuti dal numeroso pubblico intervenuto e decisamente valido il bis con una inserzione musicale ricca di folclore tratta dalle rapsodie per violino e pianoforte di Bela Bartok. Splendido concerto.
18 gennaio 2022 Cesare Guzzardella
Galleria di foto di Alberto Panzani