Il pianista Yevgeny Sudbin per “Serate Musicali”
Serate Musicali da molti anni porta in Sala Verdi, nel Conservatorio milanese, il pianista russo, nato a san Pietroburgo, Yevgeny Sudbin.
Ieri il programma, come sempre diversificato, ci ha permesso di assistere ad una serie di brani di ampia escursione temporale: da Haydn a Ravel, passando per Beethoven e Chopin. Un programma classico dove il brano più vicino ai nostri tempi era quel Gaspard de la nuit del compositore francese che risale al 1908. Il classicismo di Franz Joseph Haydn (1732-1809) con la Sonata per pianoforte in si minore Hob. XVI/32, ha trovato un ottimo interprete in Sudbin, pianista sicuro e ben attrezzato per un’ampia gradazione dinamica, espressa con controllato equilibrio coloristico.
Con Ludwig van Beethoven (1770–1827) e le Sei Bagatelle per pianoforte op.126, abbiamo assaporato una valida esecuzione, anche se forse non sempre omogenea nello spessore espressivo.
La seconda parte della serata, con la Ballata per pianoforte n.4 in fa minore op.52 di Fryderyc Chopin (1810-1849) e poi il già citato Ravel (1875-19), ci è apparsa di maggiore resa emotiva. La celebre ultima Ballata del polacco, molto articolata, ricca di contrasti – dall’intenso melodiare iniziale, alle complesse armonizzazioni centrali- è stata ben intercettata dall’interprete e la sua resa d’indubbia espressività.
Decisamente rilevante Sudbin nell’ultimo lavoro, Gaspard de la nuit. I tre corposi momenti, Ondine, Le gibet e Scarbo, che formano una delle maggiori opere pianistiche del primo decennio del ‘900, hanno visto afficace resa nelle mani del russo, che ha definito l’intreccio timbrico attraverso ottimi parametri interpretativi, calibrando in modo accurato le contrastanti dinamiche ed esternando solido virtuosismo, nel rispetto degli equilibri coloristici complessivi. Il numeroso pubblico intervenuto ha apprezzato l’interprete, elargendo al termine del programma ufficiale, fragorosi applausi.
Di notevole qualità i due bis concessi con due Sonate di Domenico Scarlatti tra le più celebri, di cui la prima, quella in Fa minore K 466, di splendido equilibrio estetico esternato con matura riflessività. Ancora fragorosi gli applausi.
15 marzo 2022 Cesare Guzzardella
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