Pletnev e Chopin alle Serate Musicali in Conservatorio
È ritornato Mikhail Pletnev ai concerti organizzati da “Serate Musicali” in Conservatorio. Questa volta per un “tutto Chopin”, con una dozzina di brani tra Polacche, Notturni, Fantasie e Barcarola. Un pianista che, come sempre, si presenta statuario, con poca mimica e molta sostanza.
Certo, Pletnev è Pletnev, nel senso che il suo modo di esprimersi è talmente personale da non essere che lui l’interprete di riferimento. Il problema è che il riferimento dovrebbe essere Chopin, l’amatissimo Chopin, storicizzato da molti eccelsi interpreti, e invece spesso troviamo Pletnev-Chopin, con il primo in maggiore evidenza del secondo. Premesso che ci troviamo di fronte ad un mostro di bravura, per quanto concerne il dominio assoluto della tastiera, il controllo delle dinamiche, dei timbri, di ogni dettaglio.
Pletnev ha pochi rivali nel mondo dei grandi pianisti, che è inutile elencare. Insomma, quello che ha fatto il pianista russo è certamente un allargamento della prospettiva che consideriamo nell’ascoltare il grande Polacco. Uno Chopin iper-sfaccettato con frangenti eccelsi, che lasciano sgomenti per bellezza timbrica e raffinatezza di pensiero, come in quasi tutti i Notturni eseguiti, a cominciare da quello più celebre, il Notturno in mi bem. maggiore op.9 n.2, bello da togliere il respiro.
Altri brani, come le Polacche Op.26 n.2 o Op.53, la Fantasia op.49, la Polonaise-Fantasie op.61 o la Barcarola op.60, fanno riflettere perchè Pletnev, in questi, porta l’ascoltatore dove vuole lui, facendo spesso dimenticare Fryderyk Chopin. Ma lui può permetterselo.
Esemplare il bis concesso di Moszkowsky, l’Étude op.72 n.6. Applausi fragorosi dal numerosissimo pubblico intervenuto.
14 dicembre 2021 Cesare Guzzardella
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