con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
“Il genio è donna”
FRYDERYK CHOPIN (1810 – 1849)
Ballata n.1 in sol minore per pianoforte op.23
Introduzione: (4/4, sol minore) – Largo
Sezione I: tema A (6/4, sol minore) – Moderato
Sezione II: tema B (6/4, mi bemolle maggiore) – Meno mosso
Sezione III: tema B (6/4, la maggiore) – Scherzando
Sezione IV: tema B (6/4, mi bemolle maggiore)
Sezione V: tema A (6/4, sol minore)
Coda: (2/2, sol minore) – Presto con fuoco
Scherzo n.4 in mi maggiore per pianoforte op.54
Presto
Andante Spianato e Grande Polacca Brillante op.22
Polacca Fantasia in la bemolle maggiore op.61
Allegro maestoso
SERGEJ RACHMANINOV (1873 -1943)
Variazioni su un tema di Chopin op.22
Tema: Largo
I: Moderato
II: Allegro
III: (L’istesso tempo)
IV: (L’istesso tempo)
V: Meno mosso
VI: Meno mosso
VII: Allegro (Nota: Questa variazione può essere omessa)
VIII: (L’istesso tempo)
IX: (L’istesso tempo)
X: Più vivo (Nota: Questa variazione può essere omessa)
XI: Lento
XII: Moderato (Nota: Questa variazione può essere omessa)
XIII: Largo
XIV: Moderato
XV: Allegro scherzando
XVI: Lento
XVII: Grave
XVIII: Più mosso
XIX: Allegro vivace
XX: Presto
XXI: Andante
XXII: Maestoso; Meno Mosso; Presto (Nota: il Presto può essere omesso)
MAX REGER (1873 – 1916)
Da: “Fünf Specialstudien nach Chopin”
Valse n.2 dall’op.42 di Chopin
Nel corso della stagione 2024/25 debutterà a New York alla Carnagie Hall e a Parigi con orchestra, diretta da Marzena Diakun.
Terrà recital alla New Bechstein Hall di Londra, al Konzerthaus di Berlino, alla Victoria Concert Hall di Singapore.
Incide in esclusiva per Naïve Records. Di imminente uscita un CD con la Scottisch Symphony Orchestra, con musiche di Rimsky- Korsakov, Prokofiev e Tsfasman. Il suo disco più recente, “Im freien”, è stato scelto come “Editor’s Choice” dalla rivista Gramophon e ha ottenuto 5 stelle da Music Magazine. Il suo Cd “re-creations”, con trascrizioni di Opere di Rachmaninov, Liszt e Friedman, ha vinto il prestigioso “German Record Critics” Award.
Ha debuttato all’età di quattro anni e a sette ha eseguito un Concerto di Mozart con Orchestra nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca.
Come solista ha suonato nelle sale più importanti del mondo: Herkulessaal di Monaco, Concertgebouw di Amsterdam, Philharmonia di Parigi, Teatro La Fenice di Venezia, Konzerthaus di Berlino, Elbphilarmonie di Amburgo, Victoria Hall di Ginevra, Tivoli Concert Hall di Copenhagen, Casa della Musica di Porto, Centro delle Arti National Kaohsiung di Taiwan. Ha tenuto concerti con Orchestre tra le quali: Russian National Orchestra, Russian State Symphony Orchestra, BBC Scottisch Symphony Orchestra, Copenhagen Philharmonic, Orchestra da Camera di Monaco e la National Symphony Orchestra di Taiwan, diretta da Mikhail Pletnev, Simon Gaudenz, Dmitry Matvienko e Tugan Sokhiev.
Appassionata interprete di musica da camera, ha collaborato con artisti tra i quali: Stephen Kovacevich, Lyn Harrell, Gilles Apap, Wenzel Fuchs e Jacquelyn Wagner.
Nata a Mosca, attualmente risiede a Berlino. Allieva prediletta di Mikhail Pletnev alla Scuola Centrale Speciale della Musica, ha studiato anche con Pavel Nersessian al Conservatorio di Stato di Mosca.
Si è perfezionata al Mozarteum di Salisburgo con Jacques Rouvier, del quale è stata per alcuni anni anche assistente.
Nel 2018 ha dato vita al Festival Internazionale che si tiene a Ivanka, nella casa di Rachmaninov e del quale è stata Direttore artistico.
Nel 2023 ha interpretato e spiegato le Opere per pianoforte di Rachmaninov nella sua Villa Senar, all’interno di un progetto dal titolo “L’Alchimia del Pianoforte” ideato con il produttore cinematografico tedesco Jan Schmidt-Garre.
Di origine osseta, Zlata ne parla la lingua, che l’UNESCO ha inserito fra le lingue di particolare vulnerabilità.
Dal 2024 si sta dedicando con particolare interesse allo studio e alla conoscenza delle colonne sonore da Film.
Ballata n.1 in sol minore op.23
La Ballata op.23 ebbe una gestazione di quattro anni di gestazione – iniziata a Vienna nel 1831 e terminata a Parigi nel 1835 – prima di essere presentata all’editore. Il carattere favoloso delle poche battute introduttive, che si concludono su un accordo audacemente dissonante, si collega perfettamente al primo tema in 6/4 (il tempo composto in sei è la caratteristica metrica comune a tutte e quattro le Ballate) che dà avvio alla fascinosa narrazione, mentre il secondo tema, dal carattere più lirico, è quello che subirà nel corso del brano le più vistose trasformazioni: dalla prima ripresa, di carattere eroico, alla seconda, appassionata e già avviata verso il tempestoso e sferzante Presto con fuoco che conclude drammaticamente la composizione.
Scherzo n.4 in mi maggiore per pianoforte op.54
Il Quarto Scherzo fu pubblicato nel 1843 a Lipsia da Breitkopf & Härtel e a Parigi da Schlesinger e nel 1845 a Londra da Wessel; l’autografo e l’edizione tedesca sono dedicati a Jeanne de Caraman, quella francese a sua sorella Clotilde, entrambe allieve di Chopin. Capolavoro fra i più alti in assoluto nella produzione chopiniana, proiettato decisamente verso il futuro, lo Scherzo in mi maggiore è paradossalmente il meno noto ed eseguito dei quattro. Accolto freddamente dalla critica, rispetto alla strepitosa fortuna degli altri tre, se ne distingue per il carattere pacato, alieno da violenze visionarie. È una composizione di poche note e molti silenzi, una costruzione per cenni e melodie sospese a mezz’aria che anticipa i modi francesi del nuovo secolo, come si incontreranno nel Primo libro dei Preludi di Debussy.
Andante Spianato e Grande Polacca Brillante op.22
«Ho scritto solo per il pianoforte. Questo è il mio terreno, quello su cui mi sento più sicuro»: così disse Chopin alla contessa Delfina Potocka, affettuosa amica del compositore che spesso le confidava le sue confessioni artistiche, colei che volle rivedere, morente, perché cantasse un’ultima volta per lui. In tutti i lavori Chopin ha riversato a piene mani la poesia del “fiore azzurro”, secondo la definizione di Novalis, la quale esprime la speciale disposizione del cuore umano a sentirsi felice tanto nel sacrificio quanto nel godimento, tanto nel sogno quanto nella realtà; la poesia che dà la preferenza al presagire piuttosto che al sapere, la poesia che sorride e canta anche tra le lacrime.
Se si volessero sintetizzare in breve le caratteristiche dello stile pianistico chopiniano si può dire che due sono gli aspetti fondamentali presenti nelle composizioni di questo musicista: anzitutto il cosiddetto “tempo rubato” su cui è intervenuto autorevolmente lo stesso Liszt, testimone delle interpretazioni di Chopin sulle proprie musiche pianistiche. «Tutte le composizioni chopiniane – così Liszt – devono essere eseguite con quel tentennamento accentuato e prosodico, e con quella morbidezza, la cui ragione difficilmente si svela quando non s’abbia avuto occasione di udirle sovente. Chopin sembrava preoccupato di rendere evidente questa sua maniera di esecuzione, specialmente di comunicarla ai suoi connazionali ai quali egli, più che ad altri, desiderava trasmettere il calore interno della sua commozione».
L’altro elemento è dato dal dinamismo interiore da cui le opere chopiniane traggono vitalità attraverso le diverse gradazioni nel passaggio dal forte al piano e viceversa, per contrasto o per sfumatura, così da realizzare quella tensione psicologica ed emozionale di forte espressività romantica, pur nella mutevolezza degli accenti dinamici del linguaggio pianistico. Tali indicazioni stilistiche si possono cogliere anche nell’Andante spianato e Grande Polacca brillante op.22 in mi bemolle maggiore, composti nel 1832 e caratterizzati dalla fusione tra due momenti musicali psicologicamente contrapposti.
L’Andante spianato era stato concepito inizialmente come un Notturno per il suo tono sentimentale e crepuscolare, ma successivamente l’autore pensò di accostarlo all’estroversa vivacità della Polacca, come di introduzione. La Grande Polacca fu composta probabilmente, verso la fine del 1830 con l’intenzione da parte del musicista di creare un pezzo per pianoforte e orchestra. Infatti, il lavoro fu eseguito con successo nella sala dei concerti del Conservatorio di Parigi il 26 aprile 1835: al pianoforte l’autore e l’orchestra diretta da Francois-Antoine Habeneck. L’accompagnamento strumentale però ha un valore di semplice supporto alla parte pianistica, tanto è vero che abitualmente la Grande Polacca viene presentata nella versione per pianoforte solo, contraddistinta da quel fuoco ritmico di trascinante ardore, tipico della Polacca chopiniana, pur senza toccare la geniale sublimazione delle più celebri pagine scritte dal compositore negli anni della maturità. Il virtuosismo ha un ruolo di prim’ordine e appartiene allo Chopin più autenticamente sincero e coerente con se stesso.
Polacca Fantasia in la bemolle maggiore op.61
La Polonaise-Fantasie appartiene all’ultimo periodo della creatività di Chopin (1846-1847) e costituisce uno degli esiti più ambiziosi di quel pianismo dalla forma “aperta”, proiettata verso esperienze artistiche del futuro. Per la prima volta spariscono completamente i tradizionali segni dei “ritornelli” e le conseguenti ripetizioni testuali. Infatti per Chopin la Polacca non è più soltanto una danza, ma un poema di complessa articolazione, in cui le nostalgie dell’esule volontario non si appagano di rievocazioni, ora struggenti, ora pittorescamente fastose, pur sempre improntate a un geloso intimismo. Il virtuosismo della scrittura, sotto l’influsso delle parallele conquiste lisztiane, si fa più eloquente e vigoroso, così da sostenere l’empito di una nuova espressività, di maggiore risonanza epica.
Dal punto di vista tecnico la Polonaise-Fantasie presenta il seguente scheletro compositivo: Introduzione in la bemolle maggiore; primo gruppo tematico in la bemolle maggiore; secondo gruppo tematico in la bemolle maggiore e in mi maggiore; sviluppo del primo gruppo tematico; terzo gruppo tematico in si bemolle maggiore e si maggiore; Intermezzo con due episodi con il quarto gruppo tematico in si maggiore e il quinto gruppo tematico in sol diesis minore, si maggiore e fa minore; ricapitolazione del primo gruppo tematico in la bemolle maggiore e ricapitolazione del quarto gruppo tematico in la bemolle maggiore. Di fronte a questa struttura è facile immaginare come niente sia affidato al caso, anche se si avverte una estrema variabilità di situazioni psicologiche e sentimentali, indicative della fragile personalità di Chopin. Bisogna aggiungere che i contemporanei non capirono a fondo la novità del linguaggio di questa Polacca, pur apprezzandone le intuizioni armoniche e timbriche.
Variazioni su un tema di Chopin op.22
L’opera fu composta tra il 1902 e il 1903 e fu eseguita per la prima volta dallo stesso Rachmaninov a Mosca nel febbraio del 1903. Il compositore dedicò le Variazioni al pianista e insegnante polacco Teodor Leszetycki. L’opera si compone di 22 Variazioni sul Preludio op.28 n.20 in do minore di Chopin. Nella prima edizione è annotato che tre Variazioni e il Presto finale possono essere omessi, a discrezione dell’esecutore.
Da: “Fünf Specialstudien nach Chopin”: Valse n.2 dall’op.42 di Chopin
Compositore, organista, pianista e insegnante, Reger, sebbene accusato di accademismo per la sua grande attenzione al repertorio del passato, diede vita a uno uno stile ascrivibile al tardo romanticismo. La raccolta “Fünf Spezialstudien nach Chopin”, composta tra il 1898 e il 1899 e della quale questa sera ascolteremo il Valse n.2 dall’op.42 di Chopin, è una straordinaria sintesi tra l’eleganza del linguaggio chopiniano e la densa complessità stilistica di Reger.
Qui il compositore omaggia l’arte di Chopin, mantenendo la grazia e la fluidità del Valzer, ma arricchendolo con una scrittura più intricata, propria dell’estetica tardo-romantica. Il brano richiede grande abilità tecnica e sensibilità musicale: il pianista deve saper bilanciare la leggerezza del tocco con la profondità espressiva richiesta dalla complessità armonica di Reger.
In questo Studio, Reger non si limita a una semplice imitazione, ma riesce a dar vita a un dialogo creativo e innovativo con l’opera del compositore polacco, fondendo le due sensibilità in una forma di studio tecnico ed espressivo che diventa celebrazione della musica romantica.