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L’APPASSIONATA

Dettagli

Data:
2 Ottobre 2023
Ora:
8:45 pm – 10:30 pm
Prezzo:
€25 – €30
Categoria Evento:
Tag Evento:
,

Organizzatore

Serate Musicali
Phone
02 29409724
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biglietteria@seratemusicali.it
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Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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«I GIOVANI INTERPRETI»
«Divertimento»

Orchestra L’APPASSIONATA

Maestro concertatore LORENZO GUGOLE

Pianisti ZLATA CHOCHIEVA, LEONORA ARMELLINI, ANTON GERZENBERG, MATTIA OMETTO

PROGRAMMA

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)
Concerto per due tastiere in do minore BWV 1060: Allegro – Adagio – Allegro
(Solisti Mattia Ometto e Zlata Chochieva)

Concerto per due tastiere in do maggiore BWV 1061: Senza indicazione di tempo -Adagio. Largo – Fuga
(Solisti Anton Gerzenberg e Leonora Armellini)

Concerto per due tastiere in do minore BWV 1062: Senza indicazione di tempo – Andante – Allegro assai
(Solisti Leonora Armellini e Mattia Ometto)

Concerto per tre tastiere in do maggiore BWV 1064: Allegro – Adagio – Allegro
(Solisti Zlata Chochieva, Leonora Armellini e Anton Gerzenberg)

Concerto per tre tastiere in do minore BWV 1063: Senza indicazione di tempo – Alla siciliana – Allegro
(Solisti Mattia Ometto, Anton Gerzenberg e Zlata Chochieva)

Concerto per quattro tastiere in la minore BWV 1065: Allegro – Largo – Allegro
(Solisti Zlata Chochieva, Mattia Ometto, Leonora Armellini e Anton Gerzenberg)

si ringraziano

Scarica il libretto di sala

L’APPASSIONATA

Nasce nel 2019 attorno alle attività della Gaspari Foundation come gruppo di giovani eccellenze dedito all’approfondimento del repertorio per orchestra da camera. Tra i suoi componenti si annoverano alcuni tra i migliori giovani professionisti della musica in Italia, che si sono perfezionati nelle più importanti istituzioni musicale di tutta Europa e hanno già maturato esperienza concertistica nelle più importanti orchestre italiane tra cui: Sinfonica Nazionale RAI, Filarmonica della Scala, Haydn di Bolzano, Camera di Mantova, Teatro Regio di Torino, Fondazione Arena di Verona, Padova e del Veneto, Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna.

L’Appassionata ha già al suo attivo concerti e tour in Germania, Svizzera, Francia e Corea del Sud e in alcune tra le maggiori sedi italiane tra cui Sala Verdi di Milano, Scuola Grande di San Rocco e Teatro La Fenice di Venezia, Accademia Filarmonica di Verona, Teatro Bibiena di Mantova, Teatro Olimpico di Vicenza per importanti Festival, collaborando con personalità e solisti tra cui Shaham, Pahud, Gallois, Rodin, Elio, etc…

L’Appassionata inoltre è protagonista di due progetti discografici pubblicati nel 2021 – una monografia su Antonio Vivaldi con il flautista Tommaso Benciolini e una monografia su Johann Sebastian Bach con il violinista Jaroslaw Nadrzycki – entrambi accolti con grande successo di pubblico e critica e trasmessi da emittenti quali Rai Radio 3, BBC Radio, Radio Classica, Radio24, Venice Classic Radio, Sky Classica HD.

LEONORA ARMELLINI

Vincitrice del Quinto Premio al Concorso Pianistico Internazionale “F. Chopin” di Varsavia e prima donna italiana ad aver scalato le vette della competizione considerata come il vertice del pianismo mondiale, è stata giovanissima vincitrice del “Premio Janina Nawrocka” nel 2010. Si esibisce come solista, camerista e a fianco di numerose orchestre in tutto il mondo (Carnegie Hall di New York, Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, Salle Cortot di Parigi, Filarmonica di Varsavia, Teatro La Fenice di Venezia). Intrapreso lo studio del pianoforte a quattro anni con Laura Palmieri, si diploma a dodici con il massimo dei voti, lode e menzione. Vince il “Premio Venezia” (2005) e prosegue con Sergio Perticaroli presso l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, diplomandosi con lode e diventando la più giovane diplomata dell’istituzione (2009). Dopo gli studi con Lilya Zilberstein ad Amburgo, si perfeziona con Boris Petrushansky all’Accademia di Imola. Nel 2014 pubblica con Matteo Rampin il libro di divulgazione musicale “Mozart era un figo, Bach ancora di più” (Salani). É docente di Pianoforte principale presso il Conservatorio A. Buzzolla di Adria.

ZLATA CHOCHIEVA

Apparsa per la prima volta sulle scene a soli 5 anni, ha debuttato due anni dopo con l’Orchestra eseguendo il Concerto n.17 di Mozart nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca dove, a 12 anni, ha dato il suo primo recital solista nella Sala Rachmaninov del Conservatorio di Mosca. Da allora è apparsa regolarmente nelle sale da concerto in tutto il mondo. Viene invitata regolarmente a rassegne concertistiche in Russia, Svezia, Svizzera, Stati Uniti, tra le quali il festival “Progetto Martha Argerich” di Lugano, il Festival di Lucerna e il Festival Pianistico Internazionale di Miami.

Molti i riconoscimenti conseguiti in numerose competizioni internazionali, tra le quali il Concorso Szymanowski, il Tivoli Piano Competition, il Premio Mozart della ARD Competition e i primi premi al Concorso Frechilla Zuloaga e al Concorso Alberto Fano, la medaglia d’argento al primo Concorso Internazionale di Santa Catarina, dove è stata premiata anche come “migliore interprete di Chopin” e dove ha ottenuto anche il riconoscimento del premio del pubblico.

Tra le sue incisioni ricordiamo le Variazioni su tema di Chopin, la Prima Sonata di Rachmaninov, gli Studi di Chopin (Preis der Deutschen Schallplattenkritik) e gli Études-Tableaux di Rachmaninov. Tra i suoi maestri, Mikhail Pletnev presso la Scuola Speciale Centrale di Musica e Pavel Nersessian al Conservatorio Nazionale di Mosca, con il quale si è laureata con distinzione nel 2012. A seguire, il corso biennale post lauream dell’Università Mozarteum di Salisburgo con Jacques Rouvier che, nel 2013, l’ha designata sua assistente. È ospite per la quinta volta di Serate Musicali – Milano.

ANTON GERZENBERG

Vincitore del primo premio al XV Concorso Géza Anda di Zurigo; ha suonato in tutto il mondo con le principali Orchestre, collaborando con solisti quali Argerich, Gringolts, Hagen, Schwarzberg e direttori come Järvi, Manacorda, Blunier e Stockhammer. É ospite di festival come il Klavierfestival Ruhr, Accademia Chigiana, Rheingau Musikfestival, Schleswig-Holstein Festival, Berliner Klavierfestival, i Festival Martha Argerich di Lugano e Amburgo.

L’interesse di Gerzenberg per la musica contemporanea è stato curato e approfondito sotto la guida del pianista francese Pierre-Laurent Aimard, che lo ha spinto a collaborare con numerosi importanti compositori del nostro tempo, tra cui Lachenmann, Chin e Stroppa. Nel 2019 è stato uno dei cofondatori dell’ÉRMA Ensemble, specializzato in Musica Contemporanea. Ha seguito i corsi di Julija Botchkovskaia ad Amburgo e di Jan Jiracek von Arnim a Vienna; importanti mentori sono stati Robert Levin, Alfred Brendel e Bella Davidovich.

I momenti salienti della prossima stagione includono una residenza al Wiener Konzerthaus e debutti con Wiener KammerOrchester e Orchestra Sinfonica di Vienna. La stagione prevede inoltre il debutto come direttore con l’Orchestra Sinfonica di Lucerna, tournée in Corea del Sud, Taiwan e Messico, nonché una tournée in Germania e Austria per la celebrazione del centenario della nascita di Ligeti.

MATTIA OMETTO

Dopo il debutto al Théâtre du Rond Point des Champs Elysées e alla Carnegie Hall, inizia a esibirsi in Europa e negli Stati Uniti suonando con le più importanti Orchestre e collaborando con direttori quali Piovano, Dini Ciacci, Gheorghe, Gambetta e Korkmaz. Sue incisioni e interviste sono state trasmesse dalle più importanti emittenti televisive e radiofoniche d’Europa e del Regno Unito. La sua discografia per comprende l’Integrale delle Mélodies di César Franck e di Henri Duparc, l’Integrale della musica per due pianoforti di Franz Liszt e l’incisione dal vivo del Concerto per due pianoforti e orchestra di Poulenc con Leonora Armellini e l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Piovano.

Sempre con Leonora Armellini ha inciso l’integrale della musica per due pianoforti di Johannes Brahms, mentre con Leslie Howard ha inciso l’integrale del repertorio per duo pianistico di Reynaldo Hahn. Di recente pubblicazione è un doppio CD solistico dedicato alle Forgotten Melodies di Nikolai Medtner. Allievo di Aldo Ciccolini a Parigi ed Earl Wild a Palm Springs, si è diplomato col massimo dei voti e la lode con Anna Barutti al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia.

È regolarmente invitato a tenere masterclass come visiting artist in Europa e negli Stati Uniti ed è docente titolare nel programma Mastering Concertos, dedicato al repertorio per pianoforte e orchestra, che si tiene annualmente a Vidin (Bulgaria). É docente di presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia.


JOHANN SEBASTIAN BACH

Concerti per tastiere multiple (BWV 1060 – 1065)

Dal 1729 al 1741 Johann Sebastian Bach fu direttore del Collegium Musicum di Lipsia, una società di studi musicali fondata da Georg Philipp Telemann nel 1703 e gestita, prima di Bach, da Georg Balthasar Schott. Il Collegium Musicum si esibiva spesso in concerti al centrale Caffè Zimmermann. Per queste occasioni, Bach, pur avendo a propria disposizione i Concerti brandeburghesi e numerosi Concerti per violino, ideò il concerto per tastiera, soprattutto per clavicembalo, all’epoca una novità, che incontrò subito il favore del pubblico.

Probabilmente per risparmiare tempo, Bach non compose i Concerti per tastiera con materiale nuovo, ma riarrangiò brani già esistenti tratti da altri suoi lavori per violino, oboe o flauto e orchestra del periodo di Cöthen (1717-1723), o trascrisse lavori di altri autori, come Vivaldi. È probabile che i Concerti per più di una tastiera o clavicembalo siano stati eseguiti prima di quelli per clavicembalo solista, in quanto i figli Carl Philipp Emanuel e Wilhelm Friedemann, eccellenti strumentisti, vissero a Lipsia rispettivamente fino al 1733 e fino al 1734. Appare probabile che anche Johann Ludwig Krebs, studente di Bach fino al 1735, abbia partecipato alle esecuzioni dei Concerti per più di uno strumento.

Nei secoli i giudizi su queste opere sono stati discordanti, come dimostra l’affermazione di Johann Nikolaus Forkel, musicologo e studioso di Bach (1749-1818), che nel 1802 valutò in modo per noi curioso questa raccolta di Concerti: «Malgrado la loro ricchezza artistica, la loro forma e la loro struttura sono piuttosto invecchiati». Altrettanto particolare la valutazione dei due Concerti per due tastiere: «Il primo (BWV 1060) è molto démodé, mentre il secondo (BWV 1061) è così nuovo come se fosse stato composto soltanto ieri». Al giorno d’oggi, nessuno riuscirebbe ad avvertire una così radicale differenza fra i due Concerti. Lo stesso Forkel aveva in grande considerazione i Concerti per tre strumenti: «Bisogna osservare, a proposito di questi Concerti, che, oltre alle combinazioni armoniche e al carattere concertante dei tre clavicembali, gli archi hanno anch’essi la loro propria personalità in rapporto l’uno con l’altro».

Del Concerto per quattro tastiere BWV 1065, Forkel dice: «Non posso valutare l’effetto prodotto da questo concerto perché non sono mai riuscito a riunire i quattro clavicembali e i quattro clavicembalisti necessari. Tuttavia, valutando le parti separate, ci si convince della perfezione di quest’opera».

I pianisti romantici nel XIX secolo eseguirono quasi esclusivamente il BWV 1063 sul pianoforte, forse perché la spettacolarità dei tre pianoforti, unita alla grazia della musica, incantava il pubblico. Nel corso del XX secolo, invece, vennero riscoperti tutti i Concerti bachiani per tastiera, che vennero eseguiti in parte al pianoforte e in parte, con lo studio filologico della prassi esecutiva, al cembalo.

La riscoperta delle opere di Antonio Vivaldi nella prima metà del XX secolo permise di mettere a confronto i Concerti vivaldiani nella versione originale con le trascrizioni di Bach. Jean Durand, che il 9 gennaio 1934 ascoltò il Concerto per quattro violini del Prete Rosso in si minore op.3 n.10 RV 580 e la trascrizione bachiana per quattro clavicembali e archi, commentò: «La debolezza del Concerto di Vivaldi, paragonata a quello di Bach, è evidente: manca di base e di larghezza. Musica a geometria piana e musica a geometria solida».


Concerto in do minore BWV 1060 (1735)

Questo Concerto è una trascrizione per tastiera e archi di un perduto Concerto in do minore di cui ci è pervenuto un abbozzo, forse per due violini o per violino e oboe, classificato come BWV 1060R. Stando al BWV 1060, il modo eccezionale in cui gli strumenti si fondono con il solista farebbe di quel concerto perduto una delle opere più mature degli anni di Bach a Cöthen.

Concerto in do maggiore BWV 1061 (1735)

Secondo Forkel, di questa serie di Concerti, questo è probabilmente l’unico creato appositamente per tastiera, anche se non accompagnata dall’orchestra. L’opera, infatti, nacque come un Concerto per due strumenti non accompagnati, alla maniera del Concerto Italiano BWV 971 e le parti orchestrali vennero aggiunte in seguito. L’orchestra d’archi non svolge un ruolo indipendente, ma compare solo per alcune Cadenze, tacendo durante il resto del Concerto. Di questo lavoro esiste anche la versione senza l’accompagnamento dell’orchestra, classificata come BWV 1061A.

Concerto in do minore BWV 1062 (1735)

Basato sul Concerto per due violini BWV 1043, venne trasposto di un tono sotto, per evitare di dover suonare un mi in un’ottava alta, che con ogni probabilità mancava sulle tastiere corte che Bach aveva a disposizione.

Concerto in do maggiore BWV 1064 (1735)

Questo Concerto è probabilmente basato su un Concerto in re maggiore per tre violini e, nell’interazione del gruppo del concertino con il ripieno e nel movimento Lento cantabile, mostra una certa somiglianza con il BWV 1043 per un solo strumento e il BWV 1061 per due strumenti.

Concerto in re minore BWV 1063 (1735)

Secondo il musicologo Arnold Schering (1877-1941), questo Concerto potrebbe derivare da una composizione per tre violini. Tuttavia, studi più recenti hanno escluso questa possibilità, accreditando un’altra tesi: la base per questa trascrizione potrebbe essere un perduto Concerto per violino, flauto e oboe, ipotesi che pare confermata dal ruolo minore che, in confronto a quello del primo strumento solista, viene rivestito dal secondo e dal terzo. I figli di Bach potrebbero essere stati coinvolti nella composizione di questo lavoro.

Concerto in la minore BWV 1065 (1735) 

Nel 1713 il duca Giovanni Ernesto di Sassonia-Weimar, presso il quale Bach si trovava a servizio, tornò da un viaggio nei Paesi Bassi con una grande collezione di spartiti, molti dei quali di musica italiana. Fra di essi, con ogni probabilità, c’era L’estro armonico, una raccolta di dodici Concerti di Antonio Vivaldi pubblicata ad Amsterdam nel 1711. Bach fu particolarmente attratto dallo schema del Concerto Grosso all’italiana, caratterizzato dall’alternarsi del “tutti” (o “ripieno”) dell’orchestra e del “concertino” degli strumenti solisti, e, a scopo di studio, realizzò successivamente alcune trascrizioni di questi Concerti, adattandoli per tastiera. Per il vivaldiano Concerto per quattro violini in si minore RV 580, decimo delle dodici composizioni de L’estro armonico, Bach optò per una trascrizione per quattro strumenti e orchestra d’archi. Questo è – dunque – l’unico Concerto per tastiera di Bach che non derivi da un adattamento di materiale proprio. Com’è ovvio, la forma complessiva di questo lavoro, in quanto trascrizione di un’opera di un altro autore, differisce dal modello dei Concerti precedenti. I quattro strumenti vengono utilizzati singolarmente o accomunati a due, a tre o a quattro contemporaneamente, con o senza il ripieno dell’orchestra.

Bach, concentrando il contrappunto dei quattro strumenti polifonici, crea una sorta di contrappunto nel contrappunto: non esiste una gerarchia di importanza fra i quattro, ma tutti hanno il loro momento solistico e spesso un assolo passa da uno all’altro, esattamente come nella versione originale. Particolarmente interessante è il secondo movimento: introdotto e concluso da un ritmo puntato alla francese, nella parte centrale i quattro solisti eseguono una serie di arpeggi di difficile articolazione senza alcuna melodia, dove le uniche variazioni sono quelle dell’armonia e di qualche figura nel basso, creando un effetto per l’epoca estremamente innovativo. L’unica modifica operata da Bach rispetto all’originale consiste nell’adattamento per tastiera del tipo di arpeggi utilizzati. In questo Concerto Bach ampliò in alcuni dettagli il lavoro di Vivaldi, aggiungendo cromatismi e vivacizzando la linea del basso. Tutti e tre i movimenti del BWV 1065 sono nella stessa tonalità, cosa insolita per Bach, ma non per Vivaldi. Bach, inoltre, abbassò l’intera opera di un tono: dall’originale in si minore di Vivaldi a la minore. Questo per evitare un mi in un’ottava con ogni probabilità mancante sulla tastiera che Bach aveva a disposizione.