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ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA – AVERSANO – CRESCENZI

ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
Pianista EMILIO AVERSANO
Direttore DAVID CRESCENZI

Dettagli evento
  • Data : 13 Gennaio 2025, ore 20:15
  • Luogo : Sala Verdi – Conservatorio di MIlano, via Conservatorio 2, 20122 Milano
  • Biglietti: Settore 1: Intero 35€, ridotto 30€ – Settore 2: Intero 30€, ridotto 25€
  • Acquista on-line

Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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Programma

«Maratona di Concerti per pianoforte e orchestra»

FRANZ SCHUBERT (1797 – 1828)
Improvviso in la bemolle maggiore op.90 n.4
Allegretto

WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 – 1791)
Concerto n.23 per pianoforte in la maggiore K488
Allegro
Adagio
Allegro assai

FRANZ SCHUBERT/ FRANZ LISZT (1811 – 1886)
Fantasia in do maggiore D 760 “Wanderer-Fantasie”
Allegro con fuoco ma non troppo
Adagio
Presto
Allegro

EDVARD GRIEG (1843 – 1907)
Concerto per pianoforte in la minore op.16
Allegro molto moderato
Adagio
Allegro moderato molto e marcato – Andante quasi – Presto

PIOTR ILIC CIAIKOVSKI (1840 – 1893)
Concerto n.1 per pianoforte in si bemolle minore op.23
Allegro non troppo e molto maestoso. Allegro con spirito
Andantino semplice
Allegro con fuoco

Scarica il libretto di sala

FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana

La FORM (Fondazione Orchestra Regionale delle Marche) – Orchestra Filarmonica Marchigiana è una delle tredici istituzioni concertistiche orchestrali italiane ed è sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Regione Marche, dai Comuni di Ancona, Macerata, Fermo, Fano e Fabriano. L’Orchestra affronta il repertorio sia lirico, sia sinfonico con notevole flessibilità e duttilità sul piano artistico-interpretativo, spaziando dal Barocco al Novecento alla musica contemporanea.

Realizza una ricca Stagione Sinfonica in ambito regionale, con circa 90 concerti l’anno distribuiti nei principali centri municipali marchigiani (Ancona, Jesi, Macerata, Fabriano, Fermo, Pesaro, Osimo, Chiaravalle, Senigallia), alcuni dei quali eseguiti anche presso prestigiosi Teatri e Società Concertistiche italiane, e con una vasta offerta musicale progettata per i borghi e i piccoli centri sparsi nel territorio;  svolge un’intensa attività educazionale in tutte le Marche, con concerti didattici dedicati al pubblico scolastico e family concert per i nuclei familiari; partecipa ad importanti manifestazioni a carattere lirico: è l’orchestra di riferimento del Macerata Opera Festival e della Rete Lirica delle Marche (Teatro dell’Aquila di Fermo, Teatro della Fortuna di Fano, Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno) e partecipa alle stagioni liriche del Teatro delle Muse di Ancona e del Teatro Pergolesi di Jesi.

Nel corso della sua attività l’Orchestra Filarmonica Marchigiana si è esibita con grandi interpreti come Gidon Kremer, Natalia Gutman, Vladimir Ashkenazy, Ivo Pogorelich, Uto Ughi, Salvatore Accardo, Alexander Lonquich, Mario Brunello, Enrico Dindo, Luciano Pavarotti, Mariella Devia, I solisti della Scala, I solisti dell’Accademia di Santa Cecilia, Michele Campanella, Andrea Lucchesini, avvalendosi della guida di direttori di prestigio internazionale, quali Gustav Kuhn, Woldemar Nelsson, Donato Renzetti, Hubert Soudant, Alessandro Bonato (direttori principali della FORM); Daniel Oren, Bruno Campanella, Bruno Bartoletti, Daniele Callegari, Paolo Arrivabeni, Paolo Carignani, Corrado Rovaris, Anton Nanut, Michele Mariotti, Andrea Battistoni, GyörgyGyöriványi Ráth, Carlo Rizzi.

La FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana ha anche effettuato tournée in Austria, Germania, Svizzera, Repubblica Ceca, Francia, Oman, Israele, Palestina. Nel febbraio 2019 ha eseguito in forma di concerto, sotto la direzione di Daniele Callegari, Il pirata di Bellini nell’ambito della prestigiosa stagione lirica del Grand Théâtre de Genève riscuotendo positivi consensi dalla stampa internazionale. Il 22 febbraio 2022 l’Orchestra ha debuttato con straordinario successo alla Sala d’Oro del Musikverein di Vienna nell’ambito della stagione “Musik der Meister”.

Attualmente il Direttore Artistico della FORM è Francesco Di Rosa.

Violini IViolini IIViole
Francesco Iorio**
Giannina Guazzaroni*
Alessandro Marra
Elisabetta Spadari
Laura Di Marzio
Cristiano Pulin
Lisa Maria Pescarelli
Jacopo Cacciamani
Simone Grizi*
Laura Barcelli
Baldassarre Cirinesi
Simona Conti
Matteo Di Iorio
Andrea Esposto
Ione Diamantini*
Massimo Augelli
Cristiano Del Priori
Martina Novella
VioloncelliContrabbassiFlauti
Alessandro Culiani*
Antonio Coloccia
Gabriele Bandirali
Denis Burioli
Luca Collazzoni*
Andrea Dezi
Francesco Chirivì*
Alessandro Maldera
Oboi ClarinettiFagotti
Fabrizio Fava*
Marco Vignoli
Danilo Dolciotti *
Michele Scipioni
Giuseppe Ciabocchi*
Giacomo Petrolati
CorniTrombeTromboni
Rosario Pruiti*
Roberto Quattrini
Alberto Occhialini
Pablo Cleri
Giuliano Gasparini*
Manolito Rango
Massimo Gianangeli*
Eugenio Gasparrini
Diego Giatti
Timpani
Adriano Achei**Prime Parti**Spalla

In collaborazione con


EMILIO AVERSANO

Ha svolto, sin da giovanissimo, attività concertistica sia in recital che da solista con orchestra per prestigiosi Enti (Amici della Musica di Palermo, Ravello Festival, Britten Theatre at Royal College a Londra).

Per Serate Musicali, presso il Teatro Dal Verme di Milano, nel 2008 ha eseguito a memoria una maratona di quattro Concerti per pianoforte e orchestra nella stessa serata (Mozart K488, Rachmaninov n.2, Ciaikovsky n.1 e Liszt n.2) con la Filarmonica di Bacau diretta da Ovidiu Balan. Dopo il concerto il “Corriere della Sera” scriverà «Mai visto nulla di simile (…)». Nell’occasione di una nuova Maratona al Conservatorio di Milano nel 2013, il TG1 ha trasmesso un servizio con un’intervista al pianista, che il “Corriere della Sera” ha, negli anni seguenti, definito «l’inventore di un genere», dedicandogli un’intervista su “Sette” e su “La Lettura”. Sempre con l’Orchestra Filarmonica di Bacau, nel 2014, ha tenuto di seguito due Maratone pianistiche, alla Konzertsaal dell’Universitat der Kunste di Berlino e al Gewandhaus di Lipsia. Quest’ultima è divenuta un doppio CD, live recording, dal titolo “Maratona al Gewandhaus”, edito da “Amadeus” e così recensito da Quirino Principe su “Il Sole 24 Ore”: «La Maratona di Aversano è Forte».

Nel 2016, nella Sala d’Oro del Musikverein di Vienna, ha eseguito una nuova Maratona di quattro Concerti accompagnato dalla Mav Symphony Orchestra di Budapest.

Nel 2017 ha esordito al Teatro alla Scala eseguendo il Quintetto di Dvôrak con il “Quartetto d’archi della Scala” e ha eseguito il Concerto K.488 di Mozart con i “Cameristi della Scala” al Teatro Politeama di Catanzaro.

Ha poi suonato a Istanbul con la “Istanbul State Orchestra”, al Megaron di Salonicco con la “City Orchestra” di Salonicco e tenuto nuove Maratone pianistiche con la “Cardiff Sinfonietta” presso la Stoutker Hall at Royal College of Music di Cardiff e con l’”Orchestra di Padova e del Veneto” nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano.

Nel 2022 il ritorno alla Scala, eseguendo i Quintetti per fiati di Mozart e Beethoven con “I Fiati della Scala”.  Nell’occasione ha eseguito anche alcune Sonate di Scarlatti tratte dal CD pubblicato da Warner Classics e recensito sulle pagine nazionali del “Corriere della Sera” con un articolo dal titolo “La quieta grandezza di un maratoneta del pianoforte”.

Nel novembre 2024 ha suonato nella Stagione da camera dell’Accademia di Santa Cecilia presso la Sala Sinopoli del Parco della Musica di Roma, eseguendo il Quintetto K452 di Mozart con i “Fiati di Santa Cecilia”. Il concerto è stato trasmesso in diretta radiofonica da Rai Radio Tre.

Conclusi gli studi classici, ha conseguito la laurea in Lettere Moderne col massimo dei voti e lode presso l’Università di Salerno, discutendo una tesi su “Dante e la musica”. Sua principale guida il pianista Aldo Ciccolini.

DAVID CRESCENZI

È stato assistente di Alessio Vlad e allievo del Maestro Kuhn, del quale ha frequentato un corso di perfezionamento presso i “Pomeriggi Musicali” di Milano. Vincitore di numerosi premi, tra cui il Concorso Nazionale di Pesaro e il “Ferragamo” di Arezzo, ha dietro sé, ancora giovane, una brillante carriera come Direttore di Coro e Direttore d’Orchestra.

Dal 1998 è direttore ospite principale del Teatro dell’Opera del Cairo, dove ha ottenuto ampi consensi di pubblico e di critica dirigendo opere di Rossini, Puccini, Donizetti e Verdi. Dal 1999 al 2001 ricopre la carica di Maestro del Coro presso l’Ente Lirico “Teatro Carlo Felice” di Genova e, dal 2006 al 2013, presso il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” partecipando alle stagioni liriche del Teatro Pergolesi di Jesi, del Teatro delle Muse di Ancona e dello Sferisterio di Macerata. Dal dicembre 2002 è Direttore Ospite dell’Opera Rumena di Timisoara. Nel luglio 2008 ha diretto l’Orchestra Filarmonica Marchigiana nel debutto di Cleopatra di Lauro Rossi all’omonimo Teatro di Macerata per la Stagione Lirica di Sferisterio Opera Festival. Nel 2009 ha debuttato al Teatro Bolshoi di Mosca con l’Otello di Verdi. Nel 2010 ha diretto Attila di Verdi all’Opera di Budapest, nel 2011 Adriana Lecouvreur di Cilea all’Opera Rumena in prima assoluta per la Romania e il concerto di apertura della Stagione Sinfonica della FORM- Orchestra Filarmonica Marchigiana con Uto Ughi, nel 2012 Faust di Gounod all’Opera Rumena con Roberto Scandiuzzi.

Dal gennaio 2013 è Direttore Ospite presso l’Orchestra Nazionale della Radio di Bucarest, dove ha debuttato nel Don Carlo verdiano in forma di concerto. Nel giugno dello stesso anno, per l’Opera di Cluj, dirige nuovamente il Don Carlo in forma scenica e in settembre il Trittico pucciniano. Nel 2014 ha diretto il Requiem di Verdi, lo Stabat Mater di Rossini, una nuova produzione de Il Trovatore all’Opera del Cairo, la Carmen a Seoul, il Barbiere di Siviglia a Bucarest.

Nell’ottobre del 2014 è stato nominato Direttore Musicale e Artistico presso il Teatro dell’Opera del Cairo. Nel 2015, oltre ai concerti con la FORM, ha diretto La Bohème allo Sferisterio di Macerata. È stato Direttore Principale Ospite della Deutsche Oper am Rhein (Dortmund – Düsseldorf).

Il 22 febbraio 2022 ha debuttato con la FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana alla Sala d’Oro del Musikverein di Vienna nell’ambito della stagione “Musik der Meister”.

David Crescenzi ha collaborato con direttori quali: Callegari, Mariotti, Arrivabeni, Bartoletti, Battistoni, Bertini, Santi, Elder, Tate e con importanti registi, come Pizzi, Brockaus, Ferretti, Cavani, Ranieri, De Hana, Pier’Alli.


FRANZ SCHUBERT

Improvviso in la bemolle maggiore op.90 n.4

I quattro Improvvisi op. 90 vennero composti da Franz Schubert fra l’estate e l’autunno del 1827.

L’Improvviso op.90 n.4 è in forma tripartita, con una prima parte composta da figurazioni di note discendenti più simili ad arpeggi, una seconda in forma melodica e una terza parte che riprende la prima, esattamente allo stesso modo.

La parte centrale, in do diesis minore, è un’Elegia pervasa di profonda malinconia e ha in comune con l’Adagio della Wanderer-Fantasie, oltre al carattere elegiaco, anche la tonalità (do diesis minore) e un riferimento metrico al dattilo, metro classico per eccellenza, tra i più usati dai poeti greci e latini.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Concerto n.23 per pianoforte in la maggiore K.488

Il Concerto in la maggiore K.488, composto per le Accademie viennesi che si tennero durante la quaresima del 1786, è probabilmente fra i più fulgidi esempi di composizione neoclassica.

I temi che compongono l‘Allegro iniziale hanno carattere sereno e luminoso, e la delicata tessitura orchestrale accompagna una scrittura pianistica quasi impalpabile, che si sviluppa come un raffinato intreccio di pietre preziose. 

Il tutto è immerso in un’atmosfera che sembra richiamare le Bucoliche virgiliane, poesia sospesa tra il sogno e la realtà. 

Un cupo ripiegarsi fra i sentieri dell’inconoscibile percorre il celebre Adagio, canto denso di malinconia che ricorda quello del pastore Melibeo, il cui destino, improvvisamente privo di certezze e irto di ostacoli, sembra assurgere a simbolo del dramma dell’uomo dinanzi alla natura. 

Infine, l’oscurità del fa diesis minore lascia spazio all’Allegro assai finale in forma di Rondò, dove i passaggi virtuosistici del pianoforte sono il sapiente svolgimento di una linea fiorita caratterizzata da spunti melodici sempre nuovi e sorprendenti.

Il Concerto si chiude con una Coda concitata che fa pensare all’atmosfera festosa di luce e colori del solstizio d’estate. 

FRANZ SCHUBERT/FRANZ LISZT

Fantasia in do maggiore D 760 “Wanderer-Fantasie”

La WandererFantasie D 760 in do maggiore fu composta da Franz Schubert nel novembre 1822 per pianoforte solo.

Non crediamo di errare se riconosciamo in essa la composizione pianistica che, con i suoi caratteri intrinseci, rappresenta più di ogni altra il manifesto poetico del romanticismo musicale.

La Fantasia è articolata in quattro tempi come una sonata classica, ma il carattere di novità è il loro succedersi senza interruzione (Allegro con fuoco ma non troppoAdagioPrestoAllegro).

La struttura della Wanderer si fonda così su un impianto ciclico, nel quale ogni movimento ha origine dalla trasformazione del materiale tematico di base.

Dal punto di vista dell’impianto tonale, questa straordinaria pagina si rivela un punto di partenza per i compositori romantici: trascurando la “classica” dialettica tra tonica, dominante e sottodominante, essa fonda i quattro movimenti su rapporti di terza maggiore (do, mi, la bemolle, do).

Sotto l’aspetto metrico, la Wanderer è indissolubilmente legata alla poesia classica.

L’uso del ritmo dattilico, che è alla base del Lied “Der Wanderer” presente al centro della composizione, si amplia e distende negli altri movimenti contribuendo a generare un’unità formale ed emotiva fino ad allora sconosciuta.

Liszt fu profondamente colpito dalla monumentalità della composizione e avvertì fortemente il desiderio di trasformarla in partitura orchestrale.

Nacque dunque, nel 1851, la rielaborazione qui eseguita. 

Molto apprezzata in passato dai concertisti (ricordiamo Jorge Bolet) che la inserirono nel loro repertorio per pianoforte e orchestra, ai giorni nostri è piuttosto difficile ascoltarla in sala da concerto, ma rimane senza dubbio una pietra miliare nella storia dello strumento. 

EDVARD GRIEG

Concerto per pianoforte in la minore op.16

Opera particolarmente celebre del repertorio concertistico, fu scritta dal compositore norvegese nel 1868 a Sölleröd, un villaggio danese presso il quale trascorse l’estate.

È una partitura pervasa di riferimenti ai ritmi popolari norvegesi e soprattutto ai paesaggi nordici, dove la natura domina incontrastata tra luci e ombre, tra malinconia e serenità, caratteristiche che ritroviamo appieno nel primo e nel secondo tema del primo tempo, che segue lo schema classico di esposizione, sviluppo e ripresa.

Grieg è infatti senza dubbio compositore che ai può definire di formazione classico – romantica e non per caso questa sua opera è stata accostata dalla critica al precedente Concerto op.54 di Schumann.

L’Adagio centrale è anch’esso un richiamo alla tradizione romantica, dove il tema melodico si presenta intimo e delicatissimo, per poi palesarsi quasi all’improvviso in un appassionato dialogo con l’orchestra.

I ritmi nordici della Norvegia diventano nuovamente preponderanti nel terzo tempo, che si basa su danze popolari norvegesi in ritmo binario (halling) e ternario (springar), per concludersi con un Finale dall’ampio respiro melodico, affidato al “tutti” dell’orchestra.

PIOTR ILIC CIAIKOVSKI

Concerto n.1 per pianoforte in si bemolle minore op.23

Il Concerto n.1 op.23 in si bemolle minore fu composto tra il 1874 e il 1875. L’autore ne fece una revisione tra il 1888 e il 1890. La struttura del Concerto è insolita e insieme affascinante.

Il celeberrimo tema iniziale, affidato prima all’orchestra accompagnata da poderosi accordi del pianoforte, viene ripreso da quest’ultimo e poi suonato insieme in un grandioso tutti che segna la climax dell’opera. Si configura così ciò che è soprattutto un’introduzione all’idea di “Concerto per solista e orchestra” che Ciaikovski coltivava, nella quale sono esposti tutti i motivi su cui fonda la partitura. Esaurita tale funzione, essa scompare completamente e non sarà più richiamata successivamente.

Crediamo che proprio a questo sia dovuto il successo internazionale di una pagina di musica capace di garantirsi l’unità strutturale attraverso un’Introduzione straordinariamente ricca di motivi e di atmosfere. 

L’amore per i temi popolari della Russia si trasfigura in opera d’arte attraverso una scrittura pianistica irta di difficoltà, dove il superamento delle stesse consegue proprio dalla presa di coscienza da parte dell’esecutore di quest’unità strutturale profonda, da tradursi in una scansione metrica ferma e risoluta.  

L’Allegro con spirito che succede all’Introduzione è infatti una sorgente inesauribile di emozioni legate a una successione di idee tematiche sconosciuta sino ad allora. È una successione che realizza in musica il concetto tutto occidentale, “ellenico”, dell’unità nella molteplicità.

La Cadenza “a tempo rubato” si presenta quasi come un inganno per l’esecutore, una sirena ammaliatrice e invitante a un ad libitum che, se assecondato, farebbe implodere all’istante l’idea generatrice del concerto. Viene a questo punto da pensare che l’incedere di questo concerto possa essere accomunato al cammino di Ulisse nell’Odissea.

Tutto converge verso questo tipo di interpretazione: la nostalgica malinconia dei temi melodici che ricorda la lontananza dalla patria e dagli affetti familiari e la remota bellezza dei paesaggi natii, del sorgere del sole e dei tramonti, la purezza del semplice canto dell’Andantino alternato all’elegantissima atmosfera danzante del prestissimo centrale, la veemenza del ritmo ternario del terzo tempo (Allegro con fuoco) e la forza primigenia generata dai passaggi in ottave, sono tutti elementi comuni a un’opera il cui vero protagonista è l’Eroe,  figura simbolica che a partire dai  grandi classici greci e latini percorre tutta la storia dell’estetica occidentale.

Già Beethoven, con il suo sinfonismo, aveva posto l’Eroe al centro della sua Weltanschauung. Ciaikovski avverte senza dubbio lo stesso sentimento e pone i suoi esecutori dinanzi a un Parnaso colmo di emozioni, il cui approdo è la bellezza.

Emilio Aversano

In collaborazione con