con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
«Giovani interpreti»
EDWARD ELGAR (1857 – 1934)
Da “Pomp and circumstances”: Marcia n.1 in re maggiore (1901)
Allegro, con molto fuoco (re maggiore)
EDVARD GRIEG (1843 – 1907)
Dalla Suite n.1 del “Peer Gynt” op.46: estratti
GUSTAV MAHLER (1860 – 1911)
Dalla Sinfonia n.1 in re minore “Il Titano”
Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen
(Solenne e misurato senza trascinare)
LUDWIG van BEETHOVEN (1770 – 1827)
Fantasia corale Schmeichelnd hold (Lusinga amichevole) in do minore op. 80
Adagio – Allegro
Meno Allegro
Allegretto ma non troppo
Dalla Sinfonia n.9 in re minore op.125 “Corale”: «Inno alla gioia»
Allegro assai
AllegroModerato è un centro di formazione musicale che si rivolge a bambini, giovani e adulti con disabilità. Le diverse formazioni che spaziano dalla musica sinfonica alla musica elettronica, passando dalla musica corale e dal rock, sono protagoniste di numerosi concerti in Italia e all’estero e offrono progetti che vogliono coniugare la produzione artistica con una reale inclusione sociale. AllegroModerato collabora con conservatori e scuole di musica promuovendo la sua originale metodologia di “Educazione Orchestrale Inclusiva” e ha contribuito alla creazione di nuove orchestre in Italia e all’estero (Orchestra AllegroModerato Diego Suarez – Madagascar).
AllegroModerato anima progetti di educazione musicale e di attività concertistica nelle scuole, negli ospedali, negli istituti di pena e ha creato la Light Orchestra composta da donne migranti e l’Orchestra Accordi Ritrovati con genitori e caregiver di musicisti con disabilità. AllegroModerato offre alle aziende e alle imprese percorsi inclusivi di Team Building Orchestrale. Nel 2017 AllegroModerato ha ricevuto dalla Presidenza della Repubblica italiana un’onorificenza al merito per il valore sociale ed artistico del suo lavoro.
AllegroModerato è un’orchestra inclusiva – formata da circa 40 musicisti professionisti e musicisti con disabilità – che, forte di un consolidato repertorio sinfonico appositamente rielaborato, è regolarmente invitata nei cartelloni delle stagioni concertistiche di importanti istituzioni musicali e ha all’attivo numerosi concerti in tutta Italia e all’estero (Regno Unito, Argentina, Ungheria, Malta), oltre a collaborazioni con musicisti di rilievo nazionale come Eugenio Finardi, Franco Mussida, Morgan, Stefano Bollani e internazionale come l’Orchestra Sinfonica di Gyor e la Charity Symphony Orchestra di Southampton. Diverse anche le collaborazioni in ambito teatrale, tra queste L’Otello Circus con la compagnia La Ribalta di Bolzano, spettacolo premiato dalla critica e dal pubblico. L’Orchestra AllegroModerato è stata invitata dal Ministero per la Disabilità a suonare al primo G7 internazionale per l’inclusione e la disabilità svoltosi ad Assisi nel 2024.
L’Orchestra è ospite per la prima volta di Serate Musicali Milano.
Pianista classico e compositore diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e, in seguito, presso le Accademie di Imola e Cremona, Cresciuto in una famiglia dalle radicate tradizioni musicali, sin da bambino si cimenta con la composizione: i suoi primi modelli sono i grandi romantici, Chopin, Liszt e successivamente anche i grandi autori russi, Rachmaninov, Scriabin, Prokofiev e i francesi, Ravel in primis.
La passione per il Jazz e in particolare per i grandi pianisti come Bill Evans e Bud Powell gli hanno permesso di creare uno stile compositivo molto personale, che attinge da entrambe le tradizioni (Classica e Jazz) e che mostra una felice integrazione tra mondi all’apparenza lontani.
Si è esibito in molti paesi d’Europa, Stati Uniti, Medio Oriente, Messico, Russia, Giappone.
Ha eseguito, in diretta televisiva europea, sue composizioni che successivamente sono entrate a far parte del suo primo album di composizioni proprie dal titolo “Highball”. Pubblicato da Universal, contiene musica complessa e di grande lirismo con brani originali per piano solo e tre duetti con il pianista Stefano Bollani. In seguito, pubblica sempre con Universal l’album “Otto”, un disco di brani jazz originali realizzato con la collaborazione di musicisti straordinari come il trombettista Enrico Rava, il clarinettista Nico Gori. Un anno più tardi pubblica “Frame”, un nuovo album interamente dedicato al pianoforte. Pubblicato da Sony Music, anche in questo lavoro celebra musicalmente l’incontro fra tradizione e modernità fondendo le sonorità e le strutture del jazz con il lirismo e il virtuosismo del pianoforte classico.
Qualche anno più tardi produce un altro lavoro discografico pubblicato sempre da Sony Music in cui si cimenta nella grande impresa di trascrivere ed eseguire per pianoforte le “Quattro Stagioni” di Vivaldi.
Di recente uscita l’ultimi due lavori di composizioni proprie “Ethereal instrumental journey” e “Piano Reveries” (Sony Music).
Da “Pomp and circumstances”: Marcia n.1 in re maggiore
Pomp and Circumstance op.39, è il titolo di una raccolta di 6 Marce per orchestra. Le prime cinque furono pubblicate da Boosey & Co. con il titolo di Elgar’s op.39 e ognuna fu dedicata a un diverso amico di Elgar. La prima fu composta a Londra nel 1901; la seconda, la terza, la quarta e la quinta furono composte tra il 1901 e il 1930; una sesta, rimasta allo stato di bozza, fu elaborata dal compositore inglese Anthony Payne nel 2006. La Marcia n.1, in tonalità di re maggiore, è la più celebre della raccolta. Negli Stati Uniti viene tradizionalmente eseguita durante la cerimonia di consegna dei diplomi. Nel Regno Unito è divenuta melodia del canto patriottico Land of Hope and Glory, inno dei Giochi del Commonwealth fino al 2006.
Dalla Suite n.1 del “Peer Gynt” op. 46: estratti
Peer Gynt è un Poema drammatico in versi in cinque atti del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, scritto nel 1867 e rappresentato per la prima volta a Oslo (a quell’epoca chiamata Christiania) il 24 febbraio 1876, con le musiche di scena di Edvard Grieg. Quando Ibsen, dopo alcuni anni, decise di farne anche un dramma in prosa, chiese ancora a Grieg di comporre le musiche di scena, che iniziarono così a vivere di vita propria, tanto più che, oltre dieci anni più tardi, dalla partitura per il teatro (op.23), Grieg decise di ricavare due Suites sinfoniche di quattro episodi ciascuna (op.46 e op.55), che diventarono le sue composizioni più popolari.
Solo la prima delle due canzoni di Solveig fu inserita nella Suite, affidandone la melodia ai violini. Lo stesso Grieg ne realizzò anche una riduzione pianistica. Nella prima Suite, cui appartiene il celeberrimo Mattino, il terzo brano è la Danza d’Anitra una Mazurka affidata ai soli archi con sordina e al suono cristallino del triangolo. Anitra è la figlia di un beduino arabo, che viene rappresentata mentre danza e canta per il protagonista Peer Gynt, allo scopo di sedurlo. Il brano è caratterizzato dalla melodia suadente dei violini accompagnati dal pizzicato degli archi e dal tintinnio del triangolo. La canzone di Solveig fu inserita anche nei Pezzi per pianoforte op.52, una raccolta di trascrizioni di Lieder. Il suo incipit ha però un’origine più lontana, in quanto proviene dalla canzone popolare norvegese Jeg lagde mig så silde (Mi stesi a riposare), che lo stesso Grieg trascrisse per voce e pianoforte.
Dalla Sinfonia n.1 in re minore “Il Titano”: Terzo Movimento
Feierlich und gemessen, (Solenne e misurato): viene indicato da Mahler il tema della canzoncina infantile Frère Jacques, trasformato in una marcia funebre parodistica e allo stesso tempo spettrale, che inizialmente, sulla scansione implacabile dei timpani, viene sussurrata in un registro innaturalmente acuto dal contrabbasso, cui progressivamente si aggiungono a canone fagotto, violoncelli, basso-tuba e poi via via l’intera orchestra, mentre l’oboe sembra commentare insolentemente.
Il tono parodistico si accentua con l’entrata di un tema dal sapore “ungherese”, canticchiato dagli oboi con il controcanto di due trombe: i cimbali turchi contribuiscono all’effetto. La citazione dell’ultimo dei Lieder eines fahrenden Gesellen, “Die zwei blauen Augen” (I due occhi azzurri), introducono uno squarcio lirico, ma presto ritornano la spettrale marcia funebre e il beffardo tema tzigano, rafforzando ancor più l’iniziale effetto di annichilimento: questa canzoncina infantile che si trasforma in marcia funebre potrebbe essere elevata a simbolo dell’universo mahleriano.
Fantasia corale Schmeichelnd hold in do minore op.80
La Fantasìa corale op.80 per pianoforte, coro e orchestra venne composta da Ludwig van Beethoven durante l’anno 1808 e vide la sua prima esecuzione il 22 dicembre dello stesso anno, insieme alla Quinta e alla Sesta Sinfonia, al Theater an der Wien di Vienna: al pianoforte sedeva lo stesso Beethoven, mentre l’orchestra era affidata alla direzione di Ignaz von Seyfried. Sappiamo che Beethoven pensava di musicare l’Ode An die Freude già nel corso degli anni giovanili di Bonn; il progetto avrebbe trovato realizzazione solo molti anni più tardi, con il Finale corale della Nona Sinfonia. In questo senso la Fantasia corale op.80 può essere letta come una sorta di “prova generale” della Nona Sinfonia, non solo perché il tema del coro finale ricorda la “melodia della gioia”, ma anche perché il testo della Fantasia di Christoph Kuffner richiama ideologicamente i temi della fratellanza universale di Schiller.
La composizione prende le mosse da un Adagio per pianoforte solo dal carattere rapsodico: la sera del 22 dicembre Beethoven infatti improvvisò al pianoforte. Il brano, così come lo conosciamo oggi, venne scritto in occasione della pubblicazione della Fantasia. L’Allegro seguente viene introdotto da un saltellante tema annunciato da violoncelli e contrabbassi che subito dialogano col pianoforte. Una specie di “richiamo” di oboi e corni in quinta annuncia il tema principale in do maggiore (Meno allegro), tema che lo stesso Beethoven aveva utilizzato per il suo Lied Gegenìiebe (Amore reciproco) nel 1785. Il dialogo fra solista e orchestra prosegue con una serie di brillanti e gradevolissime variazioni sul tema principale che coinvolgono ora il flauto solo, ora i legni, ora gli archi, ora tutta l’orchestra in un moto di irrefrenabile gioia. La Variazione in do minore scatena nel pianoforte e nell’orchestra una sorta di eroismo che sarà del Beethoven maturo, mentre la Variazione lenta in la maggiore (Adagio ma non troppo) viene dominata dal pianoforte. La Marcia assai vivace in do maggiore è l’ultima festosa variazione prima dell’ingresso del coro: Beethoven riprende i temi uditi in precedenza, li elabora e li varia. Il tema dell’amore reciproco viene esposto dal coro con spensierata gioia e arricchito coi trilli e con le volatine del pianoforte. Il finale della Fantasia ci appare allora veramente come un preannuncio dell’Ode alla gioia della Nona Sinfonia.
Dalla Sinfonia n.9 in re minore op.125 “Corale”: «Inno alla gioia»
La Nona Sinfonia è un’opera ‘ampia’, non tanto nella durata quanto nel suo espandersi in entrambi i mondi espressivi più caratteristici del suo autore. Come un grande viaggio di ritorno, essa ci riporta dalla sfera dell’ultimo Beethoven, cui il primo movimento tutto appartiene, al piglio eroico del Finale, anche se vi risuona un eroismo ben diverso da quello di vent’anni prima.
L’Inno alla Gioia è un inno universale all’umanità e alla fratellanza. La melodia, semplice ma potente, trasmette un senso di gioia e comunità, esprimendo l’ideale di unità tra i popoli. Il testo, scritto da Friedrich Schiller nel poema “An die Freude”, celebra l’armonia e la gioia come valori fondamentali dell’esistenza umana. Questa opera non solo ha ispirato movimenti sociali, ma è anche stata adottata come inno ufficiale dell’Unione Europea nel 1985, sottolineando il suo significato duraturo e universale