con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
Si ringraziano
«Armonie d’Orchestra»
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 – 1791)
Requiem in re minore per soli, coro e orchestra K.626
L’Appassionata nasce nel 2019 attorno alle attività della Gaspari Foundation come gruppo di giovani eccellenze dedito all’approfondimento del repertorio per orchestra da camera.
Tra i suoi componenti si annoverano alcuni tra i migliori giovani professionisti della musica in Italia, che si sono perfezionati nelle più importanti istituzioni musicale di tutta Europa e hanno già maturato esperienza concertistica nelle più importanti orchestre italiane tra cui l’Orchestra Sinfonia Nazionale della RAI, l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna.
L’Appassionata ha già al suo attivo concerti e tour in Germania, Svizzera, Francia e Corea del Sud e in alcune tra le maggiori sedi italiane tra cui la Sala Verdi di Milano, la Scuola Grande di San Rocco e il Teatro La Fenice di Venezia, l’Accademia Filarmonica di Verona, il Teatro Bibiena di Mantova, il Teatro Olimpico di Vicenza per importanti Festival tra cui le Serate Musicali di Milano, Emilia-Romagna Festival, Società dei Concerti di Parma, Festival di Portogruaro, Festival Galuppi di Venezia, MantovaMusica collaborando con personalità e solisti di fama internazionale tra cui Gil Shaham, Emmanuel Pahud, Leonora Armellini, Laura Marzadori, Anna Tifu, Giampaolo Bandini, Patrick Gallois, Kirill Rodin, Elio, Andrea Battistoni.
L’Appassionata inoltre è protagonista di due progetti discografici pubblicati nel 2021 – una monografia su Antonio Vivaldi edita in prima assoluta da SONY Classical col flautista Tommaso Benciolini e una monografia su Johann Sebastian Bach col violinista Jaroslaw Nadrzycki edito da Hänssler Classics – entrambi accolti con grande successo di pubblico e critica e trasmessi da emittenti quali Rai Radio 3, BBC Radio, Radio Classica, Radio24, Venice Classic Radio, Sky Classica HD. Nel novembre 2023 L’Appassionata ha debuttato negli Stati Uniti, registrando il “tutto esaurito” alla Carnegie Hall di New York, e nell’aprile 2024 è seguito il debutto nella prestigiosa sala grande della Tonhalle di Zurigo.
Recentemente L’Appassionata si è esibita alla presenza di Sua Santità Papa Francesco in occasione della sua ultima visita alla città di Verona.
Violini I | Violini II | Viole |
Lorenzo Gugole** Lorenzo Tranquillini Beatrice Zanon Elisa Cecchini Daniel Bossi | Elisa Spremulli* Anna Pasetto Eleonora Bartoli Irene Benciolini | Fausto Cigarini* Lorenzo Boninsegna Vincenzo Starace Davide Bravo |
Violoncelli | Contrabbassi | Corni di bassetto |
Benedetta Baravelli* Andrea Marcolini Ludovico Armellini Monica Righi | Matteo Zabadneh* Lucia Boiardi | Gabriele Scorzato* Giulia Resimini |
Fagotti | Trombe | Tromboni |
Francesco Muratori* Giulia Boda | Leonardo Sandri* Elisa Cimbaro | Davide Biglieni* Andrea Andreoli Stefano Belotti |
Timpani | Organo | |
Pietro Micheletti | Marcello Rossi Corradini | |
*Prime Parti | **Spalla |
È nata a Seoul, in Corea del Sud. Dopo aver imparato il pianoforte, la composizione e la musica vocale dai suoi genitori, professori di musica in Corea, ha studiato direzione d’orchestra presso la Korea National University of Arts e la Mannheim State University of Music and Performing Arts, in Germania.
Dopo aver completato gli studi, ha iniziato a dirigere numerose orchestre come la Philharmonie Baden-Baden, la Kammerorchester Heilbronn, la Südwestdeutsche Philharmonie Konstanz in Germania, l’Orchestra dell’Opera di Stato di Plovdiv in Bulgaria. In Corea ha diretto la KBS Symphony Orchestra, la Korean National Symphony Orchestra, la National Orchestra of Korea, la Gyeonggi Philharmonic, la Bucheon Philharmonic, la Daejeon Philharmonic, la Pohang Philharmonic e la Jeonju Philharmonic. Nel 2019 è stata invitata due volte dalla Eskisehir Metropolitan Municipality Symphony Orchestra, in Turchia, per concerti che hanno registrato il tutto esaurito.
Dopo i concerti, ha ricevuto una targa di apprezzamento dal sindaco della città di Eskisehir. Per molti anni ha dimostrato una spiccata capacità di dirigere e comprendere la musica contemporanea, tra cui molti concerti per solisti e orchestra. È stata invitata a dirigere i più grandi festival di musica contemporanea in Corea, come l’ARKO Korean Contemporary Music Festival, il Daegu International Contemporary Music Festival, l’ACC International Composition Competition, il Korean Chamber Music Composition Festival, e così via. Inoltre, è nota come direttrice artistica e CEO di “FLASIC”, una startup specializzata nella pianificazione e produzione di concerti per orchestra di musica da gioco. Con FLASIC, sta cercando di scoprire nuove aree delle arti dello spettacolo, attraverso contratti ufficiali con molte società di giochi in tutto il mondo come Blizzard Entertainment, NC Soft, Nexon, Kakao Games, Gravity e Pokemon Korea.
Sempre con FLASIC, aveva lanciato una campagna per la protezione del diritto d’autore, per sensibilizzare gli artisti sulla prevenzione della violazione dei diritti di proprietà intellettuale. Insieme a questi successi, è stata invitata a “CBS Sebasi”, uno dei più famosi programmi di conferenze televisive in Corea, al programma “EBS Documentary Prime” e a uno spot televisivo per la “IBK Industrial Bank”, la quinta banca più grande della Corea. Dal 2016 dirige il progetto “Mahleriano”, fondato con l’obiettivo di eseguire tutte le Sinfonie di Gustav Mahler. Lavora per il direttore principale della Daegu International Symphony Orchestra, direttore dell’orchestra KNIGA (Korea National Institute for the Gifted in Arts) e direttore artistico dell’Artisee Orchestra.
Recentemente ha diretto i Berliner Symphoniker al Festival di Terneuzen e al Concertgebouw di Amsterdam nei Paesi Bassi, la Severoceska Filharmonie alla Rudolfinum Dvorak Hall di Praga, in Repubblica Ceca. Inoltre, ha organizzato e diretto concerti in collaborazione tra l’Artisee Orchestra e l’appassionata Chamber Orchestra dall’Italia, al Seoul Arts Center e alla Lotte Concert Hall di Seoul, in Corea.
Requiem in re minore per soli, coro e orchestra K.626
Mozart compose la quasi totalità della propria musica sacra per i servizi liturgici della corte arcivescovile di Salisburgo. Le tredici Messe nate a Salisburgo, in un periodo compreso tra il 1769 e il 1780, non furono pensate dall’autore seguendo la traccia dettata dalla propria libera fantasia, ma nel rispetto dei precisi canoni imposti dal gusto corrente dell’epoca, dalla tradizione locale e dalle predilezioni dell’arcivescovo in carica. Il trasferimento del 1781 a Vienna comportò per il compositore, con l’emancipazione da cortigiano a libero professionista, anche l’interruzione dei rapporti “obbligati” con la liturgia cattolica.
Non è un caso che siano appena due i grandi lavori sacri degli anni viennesi – la Messa in do minore K.427/417a e il Requiem K.626, composti rispettivamente per iniziativa propria e dietro commissione privata, rimasti entrambi incompiuti per motivi diversi (il diminuito interesse dell’autore e la sua prematura scomparsa). Inoltre queste opere, per le imponenti dimensioni e per l’influenza del severo stile contrappuntistico di Bach e Hàndel (con le cui composizioni Mozart era venuto a contatto dal 1782) rappresentano una svolta rispetto alla concisione e alla cordialità delle messe del periodo salisburghese.
Le circostanze della nascita del Requiem sono avvolte nella leggenda. O, per meglio dire, sono state avvolte nella leggenda dalle innumerevoli fantasticherie inventate nel periodo romantico legate, ovviamente, all’aura del tutto particolare che attribuisce a questa partitura mortuaria il fatto di essere rimasta incompiuta in seguito alla morte dell’autore. Spogliate delle tante fantasticherie, le vicende della genesi appaiono piuttosto semplici. Nel luglio 1791 Mozart ricevette la commissione per la stesura di un Requiem da parte di un anonimo che, corrispondendogli un lauto anticipo, metteva quale unica condizione quella di non ricercare l’identità del committente; si trattava di un nobile prematuramente vedovo, il conte Walsegg, che intendeva eseguire l’opera nella ricorrenza della scomparsa della consorte, attribuendosene disinvoltamente la paternità.
Certamente Mozart, di ritorno da Praga, dove aveva curato l’esecuzione della Clemenza di Tito, attese alla partitura nei mesi di ottobre e novembre; non senza che il declinante stato di salute avesse influenza sulle sue condizioni nervose e lo portasse, secondo attendibili testimonianze, ad affermare di comporre l’opera per se stesso. Alla morte del compositore, il 5 dicembre, la vedova Constanze, in difficili condizioni economiche, decise di far ultimare la partitura in modo da consegnarla al committente e ricevere il giusto compenso; senza beninteso rivelare l’apporto di mani diverse da quelle del marito.
Proprio a causa di questo completamento, pur se spogliato della sua macabra aneddotica, il Requiem rimane avvolto ai nostri occhi da un certo alone di mistero. A colmare le lacune fu principalmente Franz Xaver Süssmayr, allievo del compositore, coadiuvato da altri due allievi, Joseph Eybler e Franz Jakob Freystädtler. La situazione complessiva, pazientemente ricostruita dalla ricerca musicologica, si presenta come segue. Dei dodici numeri musicali solo il primo (Introitus e Kyrie) è interamente autografo di Mozart, mentre i numeri 2-9 recano di pugno del maestro solamente la linea del basso, quelle delle voci e qualche più o meno cospicua indicazione di strumentazione (il n.7, Lacrimosa, è poi drammaticamente interrotto). Gli ultimi tre numeri invece furono composti ex novo da Süssmayr (forse anche sulla base di indicazioni o appunti di Mozart) che, per il conclusivo Lux aeterna, riprese il brano iniziale.
Difficile dunque sfuggire all’impressione che la coerenza del Requiem appaia irrimediabilmente compromessa dagli interventi degli allievi, di non sempre adeguata fantasia inventiva né tecnicamente sagaci. E tuttavia è indiscutibile che, anche in questa veste, il Requiem appaia un capolavoro. Vi è innanzitutto da parte dell’autore la ricerca di una via nuova per lo stile chiesastico, rispettosa dei precetti dettati dall’imperatore Giuseppe II (cui nel frattempo era succeduto Leopoldo II), per una musica sacra disadorna e di facile comprensione. Via nuova ma basata sull’antico, cioè su un uso della polifonia e del contrappunto ispirato ai modelli barocchi; calibratissimo e anti-virtuosistico è l’uso dei solisti, opache – come si vedrà meglio – le scelte strumentali. Il tutto congiunto a una gestualità plastica, di tipo teatrale.
Basterebbe ascoltare l’Introitus e Kyrie, unica sezione del tutto autografa. C’è innanzitutto una atmosfera sonora, livida e desolata, attribuibile in gran parte alla particolarissima strumentazione, dove gli unici legni presenti sono corni di bassetto (della famiglia dei clarinetti) e fagotti; di qui un timbro opaco e spettrale, che intreccia polifonie opponendosi ai pizzicati degli archi. Si staglia come contrasto il purissimo a solo di soprano «Te decet Hymnus». Segue poi la doppia fuga del Kyrie, serratissima e stringata, di carattere arcaico. La sequenza si divide in sei sezioni, fra loro plasticamente contrapposte in quanto a scelte di organico e contenuto espressivo; il Dies irae, interamente corale, è di impatto massiccio; sintetico, drammatico, ricco di effetti figurati («tremor»).
Il Tuba mirum vede alternarsi i quattro solisti (basso, tenore, contralto e soprano), che si uniscono solo al termine, ma l’effetto folgorante è quello iniziale del trombone solista, che dialoga con il basso. Il Rex tremendae majestatis reca nettissima l’impronta di Händel, nell’alternanza (e poi sovrapposizione) dei ritmi puntati degli archi e della massa corale. Il Recordare, nuovamente affidato ai solisti e costruito secondo lo schema ABA’CA”, è innervato da imitazioni di carattere arcaico, cui conferiscono fascino peculiare le scelte timbriche (l’introduzione strumentale è tutta di mano di Mozart). Il Confutatis contrappone coro maschile e femminile nelle immagini dei dannati e dei redenti. Le otto battute superstiti del Lacrimosa si interrompono al vertice del crescendo: la conclusione funzionale di Süssmayr non compromette l’incanto sofferto della pagina.
L’Offertorio si articola, come di consueto, in due parti, entrambe concluse dalla fuga «Quam olim Abrahae». Il Domine Jesu Christe ha una condotta corale incalzante e agitata, di derivazione mottettistica; l’episodio «Sed signifer sanctus Michael» passa ai solisti, e scivola direttamente nella fuga; nettamente contrastante lo squarcio sereno dell’Hostias, dove la scrittura corale omofonica è accompagnata dal fraseggio in sincopi degli archi. Impossibile stabilire gli eventuali spunti di Mozart nei rimanenti pezzi, pervenuti interamente nella grafia dell’allievo.
L’incedere solenne e corale del Sanctus è nel solco della tradizione, la fuga dell’«Hosanna» scolastica e sommaria. Il Benedictus, affidato ai solisti e perciò intimistico, è singolarmente esteso e rifinito. L’Agnus Dei si basa sul contrasto fra la triplice invocazione e la supplica «dona nobis pacem». Quanto al Lux aeterna, Süssmayr si limitò a riprendere la musica dell’Introitus e Kyrie; una soluzione che può apparire semplicistica, ma che alcuni commentatori hanno fatto risalire alla volontà dello stesso Mozart, orientato anche in altri lavori religiosi a rispettare quella logica circolare, così propria dell’epoca, intesa a ribadire principi eterni. Ma anche questa osservazione è destinata a rimanere nel campo delle ipotesi e degli interrogativi che da sempre si sono sollevati intorno all’ultimo capolavoro di Mozart.