con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
«IL GENIO È DONNA»
PROGRAMMA
ROBERT SCHUMANN (1810 – 1856)
Trio n. 1 in re minore per violino, violoncello e pianoforte op.63
Trio n. 2 in fa maggiore per violino, violoncello e pianoforte op.80
Trio n. 3 in sol minore per violino, violoncello e pianoforte op.110
Nota e apprezzata in qualità di interprete e di direttore, affianca all’attività concertistica un intenso impegno nella musica da camera. Nella stagione 2022/2023 ha debuttato con la Arctic Philharmonic Orchestra proponendo la sua trascrizione del ‘Quartetto per archi in sol maggiore’ di Schubert e un’opera breve di Agnes Ida Pettersen intitolata Object of Discourse. Nel corso della stagione ha suonato con Ostrobothnian Chamber Orchestra, Riga Sinfonietta e l’Orchestra da Camera Norvegese. I debutti della primavera 2023 hanno incluso l’Orquesta Sinfónica del Principado de Asturias e la rassegna BOSbaroque presso l’Orquesta Sinfónica de Bilbao. Nelle stagioni passate si è esibita con l’Australian Chamber Orchestra, con cui ha presentato la prima esecuzione del proprio arrangiamento per orchestra della ‘Sonata n.1 per violino’ di Prokofiev, con la Swedish Chamber Orchestra, la Vasteras Sinfonietta, l’Orchestre Philharmonique de Radio France e la Camerata Bern.
Nel 2022 è stata ‘Artist in Residence’ presso l’Orchestra della Toscana. A venticinque anni è stata nominata leader solista della Chamber Orchestra of Europe. Lavorare al fianco di Nikolaus Harnoncourt e Lorenzo Coppola ha generato in lei la passione e la competenza nei confronti dell’esecuzione filologica. Gli incontri con Lorin Maazel e la Symphonica Toscanini, con Claudio Abbado e l’Orchestra Mozart, hanno influenzato i suoi ideali e interessi musicali. In qualità di solista, ha collaborato con Trevor Pinnock, Yannik Nézet-Séguin e Bernard Haitink. Nel campo della musica da camera si è esibita con Kristian Bezuidenhout, sir András Schiff, Pierre-Laurent Aimard, Janine Jansen e Daniel Hope; inoltre collabora spesso in duo con Alexander Lonquich. È tra i fondatori di Spunicunifait, formazione che interpreta e registra le composizioni per quintetto d’archi di Mozart. Spunicunifait attualmente registra per l’etichetta Alpha e ha in programma apparizioni alla Mozartwoche di Salisburgo e alla Wigmore Hall di Londra.
È anche uno dei fondatori di Spira mirabilis, un laboratorio improntato alla preparazione e interpretazione del repertorio orchestrale e cameristico di ogni epoca, che lavora senza la figura di un direttore o un primo strumentista. I recenti progetti di Spira mirabilis hanno incluso la ‘Sinfonia n. 9’ di Beethoven, frammenti di ‘Così fan tutte’ di Mozart e l’anteprima di ‘Spiralling’ di Colin Matthew ad Aldeburg.
Nel 2023, Spira mirabilis propone una versione semi-scenica de ‘Le Nozze di Figaro’ di Mozart. Ha studiato con Alina Company, Piero Farulli, Zinaida Gilels e Pavel Vernikov alla Scuola di Musica di Fiesole e si è specializzata presso la Kunstuniversität di Graz con Boris Kushnir. Insegna violino presso la Scuola di Musica di Fiesole e dal 2019 è Visiting Professor presso la Royal Academy of Music di Londra.
Si dedica completamente a progetti creativi che includono sia l’utilizzo del violoncello moderno sia quello barocco. Come solista e come musicista da camera ha partecipato al Festival Bach di Lipsia, alle Thüringer Bachwochen, allo Styriarte di Graz, al Carinthian Summer Festival e al Festival Suoni delle Dolomiti. Nelle prossime stagioni si esibirà, tra le molte città, a Milano, Firenze, Vienna e Zurigo. Suona regolarmente con il Concentus Musicus Wien e l’Ensemble Prisma di Vienna ed è stata ospite della Bavarian Radio Symphony Orchestra e, più recentemente, della Chamber Orchestra of Europe.
Il progetto che più le sta a cuore è Spira Mirabilis, di cui è uno dei principali esponenti e con cui si esibisce al Teatro alla Scala di Milano, la Queen Elizabeth Hall di Londra, l’Aldeburgh Festival e molte altre sale di Napoli, Firenze, Parigi, Barcellona, Brema e Amburgo, per menzionarne solo alcune. Ha studiato con Thomas Grossenbacher, Heinrich Schiff e Clemens Hagen con cui ha completato il suo percorso di studi nel 2019 a Salisburgo. Ha approfondito lo studio della “prassi esecutiva storica” con Reinhard Goebel a Salisburgo e con Kristin von der Goltz a Monaco. Ancora studentessa, nel 2012 si è aggiudicata la medaglia d’oro al ‘Concorso Internazionale Mainardi’ del Mozarteum di Salisburgo e, nel 2016, il ‘Bachpreis’ e il Premio del pubblico al ‘Concorso Johann Sebastian Bach’ di Lipsia.
Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti per le sue composizioni da diversi concorsi svizzeri per giovani compositori, il suo brano Das etwas andere Schlaraffenland è stato eseguito per la prima volta con gran successo da dodici violoncellisti della Filarmonica di Berlino alla Berliner Philharmonie. A seguito di questo evento le sono state commissionate altre opere dal Musikkollegium Winterthur (un brano per orchestra e quartetto eseguito per la prima volta nel 2019), un brano per i solisti della Chamber Orchestra of Europe e uno per l’ensemble della Mozarteum Orchestra di Salisburgo.
È nato a Trier, in Germania. Nel 1977 ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. La sua attività lo ha visto impegnato con direttori d’orchestra quali Abbado, Sanderling, Koopman, Krivine, Holliger, Minkowski. Particolare in tal senso è stato il rapporto mantenuto in passato con Sandor Vègh e la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista.
Un importante ruolo lo svolge inoltre la sua attività nell’ambito della musica da camera. Ha collaborato con Tetzlaff, Altstaedt, Frang, Bell, H. Schiff, Isserlis, Faust, Carolin e Jörg Widmann, Pergamenschikov, Holliger, Zimmermann. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale quali il “Diapason d’Or”, il “Premio Abbiati” (come miglior solista del 2016) e il “Premio Edison” in Olanda. Nel 2003 ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si è esibito in Italia, Austria, Svizzera, Germania, Norvegia e USA. Inoltre, nei suoi concerti appare spesso nella doppia veste di pianista e fortepianista spaziando da C.P.E. Bach a Schumann e Chopin, del quale ha inciso, su un pianoforte Erard insieme a Philippe Herreweghe, il Concerto in fa minore per il Frederick Chopin Institute.
Nel ruolo di direttore-solista, collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova – con cui in particolare ha svolto un lavoro di ricerca e approfondimento sull’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart – e, tra le altre, ha lavorato con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilarmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano. Di particolare rilievo è stato, nella primavera 2009, il progetto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI nel quale, in cinque differenti concerti, è stata presentata l’integrale delle Sinfonie di Schubert accostate ai Concerti per pianoforte di Beethoven.
Si esibisce regolarmente per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la quale collabora anche come direttore-solista. È stato “Artist in Residence” presso la NDR Elbphilharmonie Orchester di Amburgo e del Festival della Primavera di Praga, dove si è esibito anche nel ruolo di solista e direttore con la Camerata Salzburg. È ospite di festival internazionali, tra i quali Schubertiade, Lockenhaus, Mozartwoche Salzburg, Beethovenfest Bonn, Ludwigsburger Schlossfestspiele e Sommerliche Musiktage Hitzacker in Germania. Incisioni per EMI dedicate a Mozart, Schumann e Schubert, per ECM ha registrato musiche del compositore israeliano Gideon Lewensohn e un CD di musica pianistica francese dell’inizio del XX secolo con gli Improptus di Fauré, Gaspard de la nuit di Ravel e i Préludes di Messiaen. In seguito, ha inciso la Kreisleriana e la Partita di Holliger e un CD interamente dedicato a Schubert, insieme a Carolin Widmann. Il doppio CD “Schubert 1828” contenente le Sonate D958, D959 e D960, ha ottenuto enorme successo e, nel febbraio 2019, ha ricevuto il prestigioso “Preis der deutschen Schallplattenkritik”. Nel 2020 è stato pubblicato un doppio CD, in collaborazione con Altstaedt, con l’Integrale delle Sonate per violoncello e pianoforte e le Variazioni di Beethoven (Alpha Classics).
Ai numerosi impegni concertistici, ha affiancato negli anni un intenso lavoro in campo didattico tenendo master-class in Europa, Stati Uniti e Australia. Ha collaborato inoltre con l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia Musicale Chigiana e la Hochschule für Musik di Colonia. Dal 2014 è Direttore Principale dell’OTO – Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, con la quale si esibisce durante ogni stagione anche come solista, contribuendo alla formazione dei giovani musicisti e all’ampliamento del repertorio dell’ensemble. Nel luglio del 2020 è stato nominato Direttore Artistico della Fondazione Scuola di Musica di Fiesole. È ospite di Serate Musicali – Milano, dal 1984.
Nella musica da camera e quindi nei tre Trii per violino, violoncello e pianoforte op.63, op.80 e op.110, oltre naturalmente che nella produzione liederistica, Schumann esprime forse meglio che altrove quel dèmone interiore fatto di pulsazioni del suo inconscio, in cui si riflettono i vari stati d’animo dell’artista, secondo un modo di sentire che fu tipico del compositore romantico. Non più una visione classicistica e razionale dell’arte, ma una successione di sensazioni e di sentimenti dettati dall’esigenza creativa del momento, pur nel rispetto di un linguaggio che ubbidisce a una forma e a una architettura sonora, estranea al gioco e al passatempo puramente edonistico.
In tal senso Madame de Staël seppe riassumere in modo esemplare l’atteggiamento dei Romantici di fronte al fenomeno musicale, quando scrisse: «Di tutte le belle arti la musica è quella che agisce più immediatamente sull’animo. Le altre arti ci indirizzano verso questa o quell’altra idea; soltanto la musica attinge alla sorgente intima dell’esistenza e muta radicalmente la nostra disposizione interiore… Ascoltando suoni puri e deliziosi siamo pronti a cogliere il segreto del Creatore e a penetrare il mistero della vita. Nessuna parola può esprimere questa impressione, perché le parole derivano dalle impressioni originarie come quelle dei traduttori sulle orme dei poeti. L’indeterminatezza della musica si presta a tutti i movimenti dell’anima ed ognuno crede di ritrovare in una melodia, come nell’astro puro e tranquillo della notte, l’immagine di ciò che desidera su questa terra».
Ora, lo Schumann cameristico sembra scavare all’interno stesso della musica per cogliere quegli elementi più intimistici e segreti della propria sensibilità, tra slanci e ripiegamenti, tra improvvise accensioni della fantasia e rapidi mutamenti psicologici, per comunicare agli altri sentimenti ed emozioni, nella ricerca di autentici valori espressivi contro il virtuosismo, il facile effetto e la superficialità. In questo senso i Trii costituiscono un aspetto significativo della personalità creatrice di Schumann e racchiudono in sintesi il modo compositivo dell’artista, che si richiama certamente al modello beethoveniano di questo genere musicale, senza però nascondere una più articolata e asimmetrica struttura armonica e contrappuntistica, in sintonia con quel furore romantico da cui l’anima è liberatamene ed indeterminatamente eccitata, come avverte lo stesso Florestano, uno dei personaggi immaginari presenti negli scritti del musicista.
Trio n. 1 in re minore per violino, violoncello e pianoforte op.63
Il Trio in re minore venne composto nel mese di giugno del 1847, quando l’artista si era trasferito a Dresda, tra varie vicissitudini familiari anche negative, come la morte del figlio Emilio di un solo anno. Ai primi di luglio dello stesso anno Schumann in una lettera all’amico Hiller dice: «In questi ultimi tempi ho scritto un Trio in re minore, di cui diverse partì mi piacciono molto. Quando ci vedremo lo sentirai insieme a un altro più vecchio che ho scritto qualche anno fa, in la minore [si tratta di frammenti utilizzati per i Pezzi fantastici op.88 per violino, violoncello e pianoforte – n.d.r.] e a quello della mia Clara».
Si sa che la rifinitura del Trio in re minore occuperà Schumann sino al 13 settembre, mentre già pensa a un secondo Trio in fa maggiore, il cui manoscritto è conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi e reca le seguenti date di lavoro: primo tempo 8 ottobre, secondo tempo 16 ottobre e terzo tempo 1° novembre 1847. Il tema iniziale del Trio in re minore indicato eloquentemente in partitura “Mit Energie und Leidenschaft” (Con energia e passione) ha una densità drammatica e una tensione espressiva rivelatrice di uno stato d’animo preoccupato. Un breve passaggio di accordi puntati conduce al secondo tema affidato al pianoforte su un discorso cromatico molto vivace, intessuto tra il violoncello e il pianoforte e poi tra il violino e il violoncello. A un certo punto tutto si placa e si ode come un lontano carillon dalle armonie consolatrici, prodotto dal registro acuto del pianoforte e unito al suono sul ponticello degli archi. La calma è solo momentanea, perché ritorna più ansiosa ed esagitata l’atmosfera psicologica precedente, prima del violento e secco accordo conclusivo. Il secondo tempo (Lebhaft, doch nicht zu rasch – Vivace ma non troppo veloce) rivela un senso di inquietudine con il suo ritmo conciso e tagliente, tra movimenti ascendenti e discendenti.
A un certo punto il quadro cambia e nel terzo tempo il violino espone un tema doloroso e desolato, sorretto nel registro grave dal pianoforte in un gioco di armonie delicate ed evanescenti. Segue un duetto tra il violino e il violoncello, mentre la metrica del pianoforte si fa più sottilmente fluttuante, in una visione da notturno romantico. Questo episodio sfocia in un passaggio più animato nella tonalità di la maggiore: il violino espone una melodia cantabile, contrappuntata dalle voci del violoncello e del pianoforte. Nell’ultimo tempo il tema esplode come in un inno di vittoria e acquista robustezza ed entusiasmo; pianoforte e archi si richiamano tra di loro con accenti di giubilo e di gioia. Non mancano spunti contrappuntistici e ripetizioni (queste ultime rimproverate a Schumann sin dal primo momento dalla critica), ma non si può negare a questo finale spontaneità e irruenza espressiva, che forse non troverà il suo equivalente se non trent’anni più tardi nel Quintetto in fa minore per pianoforte e archi di César Franck.
Trio n. 2 in fa maggiore per violino, violoncello e pianoforte op.80
Composto a Dresda nel 1847, lo stesso anno del Trio n.1 in re minore, il Trio op.80 è una delle pagine più rappresentative della letteratura cameristica del XIX secolo; anche in questa composizione Schumann adotta una scrittura densa ed elaborata che conferisce uguale importanza sia al pianoforte che al violino e al violoncello. A differenza del primo Trio, caratterizzato dalla trepidazione e dal lirismo appassionato, questo brano è più brioso e allegro ed è moderato dal contrappunto.
Il Trio in fa maggiore si articola in quattro movimenti; l’elaborazione delle idee tematiche segue le regole del contrappunto, che in quel periodo era di grande interesse per il compositore, ed è particolarmente più accurata nei due movimenti interni.
I movimento – Sehr lebhaft (Assai animato)
Il movimento d’apertura, gioviale e vigoroso, evidenzia l’idea geniale di Schumann nel trattare i due temi della forma-sonata: dal primo motivo, presente quasi soltanto in funzione espositiva, ricava, con alterazioni, un secondo soggetto che sembra nuovo e fresco. Nello sviluppo è inserita una citazione di “Intermezzo”, secondo brano del ciclo Liederkreis op.39, con funzioni distensive e di compensazione tra il rigoroso contrappunto delle due sezioni.
II movimento – Mit innigem Ausdruck. Lebhaft (Con intima espressione. Animato)
Dal secondo tema precedente nasce l’idea tematica di questo movimento, una lunga ispirata melodia introdotta dal violino sull’accompagnamento a canone di violoncello e pianoforte. Nella sezione centrale, Lebhaft, appare un nuovo motivo con figurazioni puntate.
III movimento – In mässiger Bewegung (In tempo moderato)
Terzo movimento in forma di scherzo, caratterizzato da un tema sospeso trattato in canone. Brevi canoni iniziali tra violino e violoncello, successivi passaggi a imitazione tra pianoforte e violoncello. La sezione centrale, più fluida, propone una trasformazione del tema principale; una Coda tranquilla unisce le due parti.
IV movimento – Nicht zu rasch (Non troppo veloce)
Finale sbarazzino basato su un breve motivo scalare, ripreso in varie forme fino all’esuberante conclusione. Il tema principale deriva dalle linee fluide della parte centrale del movimento precedente; alle frasi in legato del pianoforte risponde in staccato il violoncello che, inoltre, propone altri spunti imitativi; il violino introduce un importante secondo tema, poi continuamente ripetuto nella Coda in un’atmosfera di eccitazione crescente.
Trio n. 3 in sol minore per violino, violoncello e pianoforte op.110 Il Trio op.110 è singolarmente vicino, al punto di contenere nel terzo movimento il tema del Vivace del primo tempo della Quarta Sinfonia. Il tono generale sembra rifarsi all’impetuosa bellezza dei temi giovanili per pianoforte: volante l’apertura del primo movimento col tema che nasce, come un discorso già iniziato, un cenno d’intesa all’ascoltatore (sol minore), mentre è ancora il violino a prospettare la seconda idea, di carattere liricamente disteso. Caratteristico, del primo movimento, l’instancabile circolare del tema principale attraverso le mutazioni armoniche e timbriche, quasi senza un apprezzabile contrasto, o sviluppo, con l’alternativa e il suo intensificarsi nella stretta conclusiva. Il secondo movimento è concentrato nella breve, intensissima rifrangenza di un’idea musicale che ha qualche relazione col tema d’apertura del Trio; sembra tuttavia trattarsi di uno studio sulla figurazione del «gruppetto» con appoggiatura, concluso, dopo un itinerario oscillante tra il mi bemolle maggiore e il do minore, da una mirabile perorazione del pianoforte, poi del violoncello e del violino che introducono all’esplosione del terzo movimento, mitigata da un langsamer Tempo (tempo più lento) centrale.
Contrariamente al Trio op.63, l’ultimo movimento, nella tonalità maggiore, non ha funzioni catartiche, rasserenanti: l’armonia estremamente mutevole, la dislocazione intervallistica dei temi, l’inversione degli accenti nel ritmo, l’apparizione di un’idea strettamente apparentata con le terzine della seconda parte della Romanze della Quarta Sinfonia, testimoniano l’inquieta natura di questo lavoro, fra le composizioni inosservate e splendide dell’ultimo Schumann.