con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
Le Coq et l’Arlequin
Programma
EMMANUEL CHABRIER (1841 -1894)
Souvenir de Munich (1887)
ERIK SATIE (1866-1925)
Parade (1917)
1. Prelude du Rideau Rouge
2. Prestidigitateur Chinois
3. Petit fille americaine
4. Ragtime di paquebot
5. Acrobates
6. Suite au prelude du rideau rouge
ALFREDO CASELLA (1883-1947)
Pupazzetti op.27 (1915)
1. Marcetta – Allegro molto vivace, quasi presto
2. Berceuse – Andantino dolcissimo
3. Serenata – Allegro dolcemente mosso
4. Notturnino – Lento amoroso
5. Polka – Allegro molto vivace e grottesco
IGOR STRAVINSKIJ (1882-1971)
5 Pezzi facili (1917)
3 Pezzi facili (1915)
DARIUS MILHAUD (1892-1974)
Le boeuf sur le toit (1919)
Cinéma- symphoniae sur des airs
sud-américains
1. Tema del barman
2. Entrata dei negri
3. Entrata delle donne
4. Entrata degli uomini
5. Gioco dei dadi
6. Danza del bookmaker
7. Tango delle due donne
8. Fischio della Polizia
9. Danza del poliziotto
10. Danza dei negri
11. Danza di Salomé
12. Esce
13. Resurrezione del poliziotto
14. Il barman rimette la testa al poliziotto
15. Il barman presenta il conto
«Le Coq et l’Arlequin»
…“Formidabili quegli anni”… Tra il 1915 e il 1920 si assiste a Parigi a una esperienza culturale e sociale straordinaria, destinata a rivoluzionare i linguaggi artistici, le mode, i costumi e i valori: il Surrealismo.
Jean Cocteau nel pamphlet “Le Coq et l’Arlequin” (il gallo e l’arlecchino) espone le linee guida di questa visione estetica. Dal momento che ci si individua separandosi, la separazione avviene nei confronti della musica tedesca, nella figura di Richard Wagner, la cui poetica viene sentita come invadente, soffocante a cui contrapporre una poetica più leggera, semplice, legata alla quotidianità e alla vita reale. “L’artista deve essere là dove la vita fermenta”: circo, music hall, locali notturni, diventano luoghi di incontri di musicisti, pittori, ballerini, scrittori, poeti, scenari di situazioni spesso surreali che diventeranno soggetto e sceneggiature di opere radicalmente nuove. Qui si incontrano Satie, il Gruppo dei Sei, Picasso, Diaghilev, Stravinsky, Cocteau; qui si comincia ad ascoltare il jazz proveniente da New York, qui comincia a ballare e cantare il tango di Buenos Aires.
Il programma si apre con Chabrier, Souvenir de Munich, la cui satira evidente si indirizza verso alcuni celebri temi o leitmotiv wagneriani che, decontestualizzati, diventano citazioni per quadriglie e danze di carattere popolare: operazione questa che potremmo chiamare di surrealismo ante litteram.
Il balletto Parade di Satie è il manifesto musicale del Surrealimo, tanto che Apollinaire che scrisse il programma di sala, usò per la prima volta il termine surrealismo proprio riferendosi a Parade. Parade è un balletto in un atto del 1917 con musica di Erik Satie su soggetto di Jean Cocteau. La coreografia originale fu di Léonide Massine eseguita dalla compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev, mentre la direzione artistica (sipario, scene e costumi) fu di Pablo Picasso. L’opera venne rappresentata per la prima volta il 18 maggio 1917 al Théâtre du Châtelet a Parigi. Parade è un balletto senza trama, si tratta di una “parata” di artisti da fiera che si esibiscono una domenica pomeriggio per strada, allo scopo di attirare i passanti per farli entrare nel loro piccolo teatro e ogni personaggio dà un saggio del proprio numero. Gli artisti invitano la folla a comprare il biglietto, ma nessuno entra: il pubblico in realtà ha già assistito allo spettacolo gratuitamente, per strada. Disillusi e sconsolati gli artisti se ne vanno.
Pupazzetti op.27, sono cinque pezzi per pianoforte a quattro mani composti nel 1915 da Alfredo Casella che visse a Parigi proprio in quegli anni e partecipò del movimento culturale che si respirava e che gli permise di conoscere e di entrare in relazione con quel mondo artistico straordinario, che rimase per lui una esperienza indelebile. Questi cinque pezzi brevi hanno un linguaggio asciutto, secco, quasi aforistico, con armonie politonali, spigolose, con linee melodiche brevi e ben definite, le cui movenze rimandano al mondo delle marionette, tema simbolico che Stravinsky pochi anni prima affrontò nel balletto Petroushka e poi anche nell’Histoire du soldat. Il tema della meccanicità, dell’automatismo, della perdita di coscienza,
costituisce una riflessione estetica sempre più presente in un mondo che andava incontro alle guerre e a una civiltà sempre più governata dalla tecnica.
I Tre Pezzi facili e i Cinque Pezzi facili di Igor Stravinsky, scritti tra il 1914 e il 1917, sono ingegnosissimi brani scritti con finalità didattiche, essendo una parte, alternatamente nelle due raccolte, destinata a un ipotetico allievo. In realtà sono esperimenti di linguaggio, politonali, che rappresentano in nuce il nascente stile “neoclassico” che caratterizzerà gran parte della sua produzione sino agli anni ’50. Questi brevi brani sono scritti in forma di Danza (Marce, Valzer, Polka, Tarantella) ritrovando in questo una predilezione per un discorso sonoro legato al movimento, al corpo, al gesto espressivo che diventa esse stesso contenitore e forma del suono. Alcuni brani sono dedicati a Casella, Satie e Diaghilev testimoniando l’amicizia e la condivisione di intenti estetici che univano questi artisti.
Le bœuf sur le toit op.58, è un balletto composto dal membro del Gruppo dei Sei Darius Milhaud nel 1919, su un testo di Jean Cocteau e, originariamente, con le scenografie di Raoul Dufy. È basato su temi popolari sud-americani e in particolare brasiliani a testimonianza dell’amore dell’autore verso i Paesi in cui aveva vissuto per circa 5 anni durante la Prima guerra mondiale. Dotato di temi energici e molto ritmati, il balletto è in un movimento unico e presenta un’armonia in certi punti fortemente politonale. Nelle intenzioni del compositore questo balletto avrebbe dovuto essere la colonna sonora di un film di Charlie Chaplin: il sottotitolo di quest’opera è infatti “Sinfonia cinematografica su motivi sudamericani”.
Il soggetto di Cocteau tratta di un singolare bar di Parigi dove si incontrano individui molto strani (un allibratore, un nano, un pugile, una donna vestita da uomo ecc.) che stanno per dare luogo a una rissa. Il bar “Le bœuf sur le toit” in realtà all’epoca non esisteva ma, proprio grazie al successo di questa composizione, il locale frequentato dal Gruppo dei Sei (chiamato “La gaya”) ne prese il nome.
MAURIZIO CARNELLI
Musicista milanese, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio della sua città, diplomandosi in pianoforte e composizione e si è laureato a pieni voti in filosofia all’Università Statale di Milano.
In veste di esecutore, ha tenuto nel corso degli anni oltre 1000 concerti in teatri europei e asiatici, tra i quali il Teatro alla Scala di Milano e ha collaborato con direttori d’orchestra, cantanti (tra i quali Alfredo Kraus e Giuseppe Di Stefano), registi e attori (tra i quali Giorgio Albertazzi e Fanny Ardent).
Ė stato per anni pianista classico in trasmissioni televisive di Rai 2.
In veste di musicologo e divulgatore musicale, ha ideato e condotto al microfono oltre 350 trasmissioni per le tre reti radiofoniche RAI, ha pubblicato numerosi volumi per la casa editrice Ricordi- Hal Leonard e tiene regolarmente lezioni e conferenze in centri culturali e atenei.
Nel 2019- 2020 ha insegnato storia e pratica dell’opera italiana alla Korean National University of Arts di Seul.
ANGELO COLLETTI
Nato a Milano, dopo la maturità classica si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza.
Ha una attività concertistica svolta prevalentemente nell’ambito della musica da camera in duo (violino, pianoforte), trio (violino, violoncello, pianoforte) e quartetto. Ha suonato per vari Enti e Associazioni Musicali in Italia e all’estero.
Con il Trio Milontan ha inciso un CD autoprodotto “Astor Piazzolla-Josè Bragato Tanghi” curando alcuni arrangiamenti.
Ha partecipato come pianista allo spettacolo teatrale itinerante “Orfeo, canta!” di Franco Brambilla, Museo del ‘900, Milano e Cimitero Monumentale, Milano.
Ha collaborato con la compagnia di danza “Sanpapiè” di Milano, all’allestimento di “Histoire du soldat” di Stravinskij per l’inaugurazione di Stresa Festival 2017.