con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
«LO STRUMENTO DELL’ANNO»
«In collaborazione con CIDIM»
In collaborazione con
PROGRAMMA
FRANCO MARGOLA (1908 -1992)
Sonata n.1 per violino e pianoforte (PRIMA ESECUZIONE A MILANO)
Sostenuto
Andante
Lento
Vivace
ROBERT SCHUMANN (1810 – 1856)
Sonata in la minore op.105
1. Mit leidenschaftlichem Ausdruck (la minore)
2. Allegretto (fa maggiore – fa minore – fa maggiore)
3. Lebhaft (la minore – la maggiore – la minore)
GUIDO ALBERTO FANO (1875 -1961)
Pagine d’album op.2
CÉSAR FRANCK (1822-1890)
Andantino quietoso op.6
Sonata in la maggiore
1. Allegretto ben moderato (la maggiore)
2. Allegro (re minore)
3. Recitativo-Fantasia: Ben moderato. Largamente con fantasia (la minore)
4. Allegretto poco mosso (la maggiore)
Diplomato in violino e in pianoforte con lode al Conservatorio “G. Verdi ” di Como e in violino solista e musica da camera al Conservatoire Superieur di Parigi con un “Premier Prix a l’Unanimitè”. Ha studiato composizione e si è laureato con menzione speciale all’Accademia Chigiana di Siena con Carmignola. Suona regolarmente da solista nelle più importanti sale del mondo con molte Orchestre e con artisti tra i quali: Gutman, Virsaladze, Canino, Swann, Prosseda, Braconi, Tampalini, Inbal, Borgonovo, Lanzillotta, Shambadal, Bacchetti, Catena, Gullotta, Plano.
È revisore per Edizioni Curci e Casa Ricordi. Molto attivo nell’ambito dello studio, della riscoperta e della diffusione del repertorio italiano del Novecento, il suo lavoro ha permesso di riportare in vita diverse opere di Respighi, Fano, Castelnuovo-Tedesco, Margola, Wolf-Ferrari attraverso prime esecuzioni nazionali e mondiali, registrazioni e pubblicazioni. Scelto da Curci e dal Cidim come revisore di 3 Opere inedite per violino di Mario Castelnuovo-Tedesco, gli è stata inoltre affidata la prima registrazione mondiale di questo repertorio per l’etichetta Naxos. Nel 2021 è uscita per Casa Ricordi la sua revisione del Concerto per violino e orchestra in la min P.75 di Respighi inciso per Naxos con la Chamber Orchestra of New York. Ha recentemente inciso, con l’Orchestra Sinfonica di Milano, tutti i Concerti per violino e orchestra, il Doppio Concerto violino pianoforte e la prima Sonata di Franco Margola in occasione dei 30 anni dalla morte. Premiato in concorsi nazionali e internazionali, tra cui il primo premio al Concorso solistico “Prix d’Interpretation Musicale” de la Citè Universitaire de Paris e l’INAEM di Spagna. Nel 2010 il Comune di Milano gli ha conferito il “Premio all’eccellenza nella Musica”. Nel 2021 è stato invitato a suonare per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della sua visita al Milano. Alogna è impegnato in alcuni teatri italiani con la rappresentazione degli spettacoli “La Leggenda Paganini” con Paolo Sassanelli, “Per Elisa-Storia di un amore” con Violante Placido e “Medea” con Laura Morante. È ideatore del “Progetto Rode” (sostenuto da Cidim e da Suonare News) nel quale ha riunito, durante la recente pandemia, 24 violinisti italiani nella registrazione audio-video – rivolta agli studenti dei Conservatori di tutto il mondo -, dell’esecuzione dei celebri Studi. È direttore artistico della Malta Classical Music Academy e del Festival Como Classica. È titolare di cattedra di violino al Conservatorio “L. Marenzio” di Brescia. Suona un Giovanni Battista Guadagnini (Piacenza 1744) e un Anselmo Gotti (Ferrara, 1930).
Nato a Rimini, ha studiato con Franco Scala al Conservatorio di Pesaro, dove si è diplomato anche in composizione e direzione d’orchestra. Si è perfezionato all’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola e suo mentore è stato il didatta belga Jacques de Tiège. Dopo la vittoria del primo premio al Concorso Internazionale Franz Liszt di Utrecht nel 1989, si è esibito in tutto il mondo: Concertgebouw di Amsterdam, Teatro alla Scala di Milano, Roma, Berlino, Londra, Dublino, Monaco di Baviera, Praga, Berlino e Sud America.
È stato invitato a suonare in numerosi Festival internazionali. Come solista si esibisce con: Royal Orchestra del Concertgebouw, Filarmonica di Monaco, Bamberger Symphoniker, BBC Philharmonic Orchestra, Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, Rotterdam Philharmonic, Dutch Radio Philharmonic, Netherlands Philharmonic, Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Göteborg, Orchestra Sinfonica di Londra, di Stavanger, di Sydney e di Melbourne, Filarmonica di Bruxelles, Philharmonisches Orchester Freiburg, Rheinische Philharmonie, Konzerthausorchester Berlin, MDR-Sinfonieorchester di Lipsia, Camerata Salzburg, Orchestra Filarmonica di Varsavia, Orchestra G. Verdi di Milano e Filarmonica Toscanini di Parma.
Ha collaborato con Benzi, Noseda, Kocsis, Kord, Elder, Foster, Sinaisky, Skrowaczewski, Weil, Boreyko, Inbal, Rizzi, Latham-Koenig, Weller e Wit. Pace ha inoltre collaborato con Kavakos, Zimmermann, Suwanai, Ferschtman, Yang, Müller-Schott, Kam, Roma, Neunecker, Keller Quartet, RTE Vanbrugh Quartet e Quartetto Prometeo. Ospite regolare di festival cameristici, ha visitato Delft, Moritzburg, Risør, Kuhmo, Montreux, Stresa e West Cork. Ha eseguito il ciclo di Sonate di Beethoven, con Kavakos, le Sonate di Bach con Zimmermann, con Goerne ha portato lo Schwanengesang di Schubert alla Scala di Milano. A Zurigo, Francoforte e Colonia ha suonato con Tamestit, in Giappone e a Wigmore Hall con Suwanai e in Corea e Giappone con Yang.
Come solista si è esibito al Concergebouw di Amsterdam e alla Herkulessaal di Monaco. Con Kavakos e Demenga ha registrato i Trii per pianoforte di Mendelssohn; con Kavakos ha inciso l’Integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven (Grammy Award) e un CD di brani virtuosistici. Con Zimmermann ha registrato la Sonata n.2 di Busoni e le Sei Sonate per violino e pianoforte 1014-1019 di J.S. Bach. Nel 2011 Piano Classics ha pubblicato gli Années de pèlerinage “Suisse” e “Italie” di Liszt. È ospite di Serate Musicali – Milano dal 2001.
Sonata n.1 per violino e pianoforte (prima esecuzione a Milano)
Il violino è stato per Franco Margola un autentico amore di gioventù, mai venuto meno con l’avanzare degli anni e la maturità artistica. Scrisse la Sonata in re (dC 12) per violino e pianoforte fra il febbraio e l’aprile del 1931 quando stava completando i suoi studi con Achille Longo al Conservatorio di Parma. Prima di una serie di cinque Sonate violinistiche che videro la luce fra il 1931 e il 1959 questa composizione ci rivela un compositore già dotato di una solida perizia tecnica in grado di gestire una composizione di ampie proporzioni. L’impianto della Sonata è di stampo neoclassico e si articola in tre tempi. Nel primo un tema serioso e perentorio (Sostenuto) si alterna con un altro delicato e sognante (Andante) affidato al violino che sembra galleggiare sull’accompagnamento in arpeggi del pianoforte. Il movimento centrale (Lento) dai toni meditativi e misurati è la pagina più intensa della Sonata.
Il clima rarefatto dell’apertura si anima gradualmente per raggiungere il momento di massima espansione dinamica e di tensione emotiva per poi tornare alle atmosfere rarefatte e delicate con cui tutto era iniziato. Nel movimento finale (Vivace) due diversi temi si contrappongono all’interno di una pagina di vigorosa brillantezza.
Fin dalle prime esecuzioni di questa composizione viene riconosciuta al giovane compositore «una personalità spiccata e distinta» unita a uno stile «limpido, chiaro, netto, senza alcuna oscillazione di reminiscenze antiche o recenti».
Emiliano Giannetti
Sonata in la minore op.105
Nel 1849 Schumann lasciava Dresda e andava a stabilirsi a Düsseldorf come direttore dei concerti della società corale, carica che non doveva procurargli grandi soddisfazioni; né, d’altra parte, egli sembrò darne molte ai dirigenti musicali e al pubblico della città renana, stante le sue non eccezionali doti di capo d’orchestra e di coro. Ciò non tolse che nei primi anni della nuova residenza la sua attività creatrice fosse intensa, e anzi contrassegnata da opere annoverate tra i capolavori. Basterà citare il Trio op.110, la Sinfonia n.3 «Renana», il Concerto per violoncello, il Manfredi, moltissimi Lieder e le due Sonate per violino: composizioni scritte tutte tra il 1850 e il ’51.
Anzi, le due Sonate per violino sono quasi gemelle (1851), sebbene quella oggi eseguita, l’op.105, in la minore detenga la palma rispetto alla Grande Sonata op.121 in re minore. Si tratta infatti di un’opera dove il dissidio, per dirla in breve fantasia romantica-forma classica, che bene spesso travaglia lo stile compositivo schumanniano, si risolve a tutto tondo, senza residui di sorta. La traiettoria dello slancio creativo si mantiene tersa, netta e procede con estrema scioltezza.
Anche in virtù della parsimonia dei mezzi d’impianto e l’economia degli sviluppi. Il primo movimento è sostanzialmente tutto stretto a un unico pensiero, a un unico tema. Segue un Allegretto che procede per sezioni melodiche precise di 8 o 16 battute; ma si faccia caso come, tra l’una e l’altra sezione, il filo sia elegantemente annodato e come, ogni volta, il nodo giunga diverso. Un esempio, questo Allegretto, nello stesso Schumann forse insuperato, di amorevole e amorosa concordia dialogante di due strumenti.
L’ultimo movimento ha, sopra tutti, un elemento che dà motivo e misura alla sua bellezza: la continua contrapposizione tra piccoli blocchi con pedale armonico al pianoforte e altri, invece, estremamente modulati, con mobile ed espressivo cammino del basso. Ne risulta un variatissimo gioco di incidenti, di incontri, di rilanci del violino con il pianoforte, e viceversa; quasi tutti improntati a una freschissima grazia che però qualche addensarsi e svanire d’ombra, qualche palpito armonico colorano di quella spiritualità inquieta e vibrante – insomma romantica – ch’è il proprio, anche qui, di Schumann.
Pagine d’album op.2
Le tre “Pagine d’album” op.2 di Guido Alberto Fano (docente proprio al Conservatorio G. Verdi di Milano) sono autentiche perle musicali scritte dal compositore in età giovanile. Brani brevi e di carattere contrastante di rara esecuzione, freschi di inventiva ed ispirati dalle forme della tradizione cameristica salottiera tipica di quel tempo.
Andantino quietoso op.6
L’Andantino in programma fu composto nel 1843 quando Franck e suo fratello violinista Joseh si stavano facendo conoscere nei salotti parigini suonando come Duo di violino e pianoforte. Il brano è dedicato a uno dei suoi primi protettori, Achille de Montendre. Benchè sia una delle sue prime opere, porta già le caratteristiche di quelle successive, dal momento, per esempio, che Andantino e Andante sono fra i suoi Tempi preferiti. La struttura è concepita per creare un discorso fluido tra i due strumenti, con il tema principale che ricorda una vibrante elegia schubertiana, accompagnata da una nota regolare nella linea bassa del pianoforte. Essendo divenuto popolare, questo brano venne eseguito spesso per molti anni nei recital violinistici.
Sonata in la maggiore
Al pari di altri monumenti della letteratura violinistica apparsi tra fine Ottocento e inizio Novecento, destinati espressamente all’indirizzo di grandi strumentisti, la Sonata in la maggiore (concepita nel 1886) è da Franck dedicata al violinista Eugène Ysaÿe, e costituisce anzi il suo regalo di nozze al virtuoso belga. Tra i vari aneddoti che avvolgono la vicenda esecutiva di quest’opera, occorre ricordare che, alla prima esecuzione, il dedicatario onora il proprio debito salvando questa pagina dal naufragio. Inserito in un concerto indetto, in orario pomeridiano, da una società di promozione dell’arte contemporanea nel Museo d’Arte Moderna di Bruxelles, il lavoro ha inizio mentre sopraggiunge l’oscurità.
Il regolamento della galleria proibisce ogni tipo di illuminazione artificiale nelle sale destinate alla pittura, e ovviamente anche l’accensione di un semplice zolfanello potrebb’essere motivo di trasgressione. Alla fine del primo movimento, il personale di custodia invita i presenti a lasciare i locali. Ma gli spettatori, già catturati dall’interesse, rifiutano ostinatamente di muoversi. E allora, nella penombra, si sente Ysaÿe, che è insieme alla pianista Bordes-Pène, battere l’archetto sul leggio con la sua abituale esuberanza, esclamando “Avanti! Avanti!”.
Non c’è bisogno di dire che i due artisti, immersi nel buio completo, eseguono a memoria gli altri tre movimenti, trascinando il pubblico a una consacrazione unanime, che ha la meglio su ogni contingente contrarietà. Gli stessi interpreti, nella primavera del 1887, faranno conoscere questa pagina a Parigi, e in seguito, Eugène Ysaÿe le assicurerà la più ampia diffusione internazionale. D’altra parte, questa Sonata si impone per proprio merito, nella musica cameristica francese, come la pagina meglio riuscita del suo genere; tanto da essere stata definita un “lavoro cartesiano”, per la limpidezza strutturale e l’infallibile equilibrio che governano il dialogo dei due strumenti.
E si colloca infatti, con la sua forma ciclica che ne caratterizza altre opere, tra i vertici della produzione di César Franck, il quale aveva prescritto in origine un andamento moderato per il primo tempo, ma, ascoltando Ysaÿe eseguirlo più speditamente, autorizza senz’altro a intenderlo come Allegretto.