Recensione del concerto del 20 12 2021

Roberto Cappello alle Serate Musicali in Conservatorio

Torna puntualmente a Milano in Conservatorio il pianista Roberto Cappello per i concerti organizzati da Serate Musicali.
Questa volta per un impaginato dove il virtuosismo pianistico era rappresentato dalla figura del grande pianista-compositore Franz Liszt. Un programma interamente legato a Liszt, ma con un riferimento ad un altro grande genio dell’Ottocento musicale quale Franz Schubert. Tra le centinaia di trascrizioni o rielaborazioni fatte dal musicista ungherese su brani di altri compositori, certamente quelle sui lieder di Schubert occupano una parte rilevante.
Il concerto, oltre novanta minuti di musica senza intervallo, ha trovato inizialmente otto lieder di Schubert nella trascrizione pianistica di Liszt, al quale si aggiunge l’Ave Maria eseguita a conclusione della splendida serata. Dopo i primi otto brani, due corposi lavori completamente di Liszt, Après un lecture du Dante: Sonata quasi una Fantasia e Bénédiction de Dieu dans la Solitude, hanno ancor più evidenziato la componente virtuosistica legata a Liszt e naturalmente espressa con efficace resa interpretativa dal pianista salentino. Cappello ha affrontato l’impegnativo impaginato con evidente concentrazione e profonda penetrazione del complesso materiale sonoro, esaltando la fondamentale parte melodica dei canti schubertiani in un contesto armonico deciso e limpido nelle timbriche espresse.
La trasparenza dei piani sonori ha messo in risalto le melodie schubertiane in tutti i lavori, alcuni di essi maggiormente noti, come Sei mir gegrübt, Erkönig, Standchen ( la celebre Serenata) o l’altrettanto celebre Ave Maria. La perfezione tecnico-espressiva di Cappello ha messo in risalto ogni dettaglio, ben evidenziato nella solida costruzione architettonica.
Di particolare intensità espressiva anche i due brani interamente di Liszt dove Cappello ha rivelato un taglio scultoreo nel definire le fragorose volumetrie spesso presenti, ma anche un modo sottile e raffinato d’espressione nei frangenti di più pacata discorsività, come nel secondo brano lisztiano. Una sequenza di brani scelti con coerenza, per una cifra stilistica che ha pochi uguali nel panorama pianistico internazionale.
Un interprete che ricordiamo avere iniziato la folgorante carriera solistica nel lontano 1976 con la vittoria del prestigioso “Concorso Internazionale Ferruccio Busoni”.
Applausi fragorosi in una Sala Verdi purtroppo non al completo.

21 dicembre 2021 Cesare Guzzardella


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