Milano, Maxim Vengerov il fuoriclasse del violino torna a suonare dopo anni di stop

Standing ovation e quattro bis al Dal Verme per l’artista, applauditissimo negli anni ’90, bloccato nel 2007 da un problema a una spalla e assente da Milano da 12 anni

Infine, il ritorno. Graduale, ma irresistibile. Straordinario, ritrovare ora anche a Milano il suono inconfondibile di Vengerov, che si conferma il «numero uno», non meno del suo leggendario strumento, un pezzo di storia della cultura europea: lo Stradivari 1727 appartenuto a Rodolphe Kreutzer, il violinista francese al quale nel 1805 Ludwig van Beethoven dedicò una Sonata in a maggiore, che da allora si chiama «Sonata a Kreutzer», e che a sua volta ha ispirato l’omonimo racconto di Tolstoj. Ospite delle «Serate Musicali» con la pianista Polina Osetinskaya, il grande solista «ritrovato» ha affascinato il Dal Verme con le Sonate op. 78 e op. 108 di Brahms, un Brahms denso e fluido, dal respiro lungo e mesto, con un’infinita gamma di piano e pianissimo, e poi filati e legati stupefacenti, un canto immacolato e flautato. Prima di scatenarsi nelle pirotecnie dei «Palpiti» di Paganini, scintillio e cinguettio di sovracuti, ma sempre imbevuto di belcanto italiano. Applausi a non finire, standing ovation e ben quattro bis: due funambolici bozzetti di Kreisler («Caprice Viennois» e «Tambourin Chinois»), la «Danza Ungherese» n. 2 di Brahms e una sognante, delicatissima «Méditation» da «Thais» di Massenet.

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