con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
JOHANN SEBASTIAN BACH
Sonata n. 1 in Sol minore, BWV 1001
Sonata n. 2 in La minore, BWV 1003
Sonata n. 3 in Do maggiore, BWV 1005
“Solo Bach” è il titolo dell’ultimo concerto della Stagione I / Nuovi Spazi di “Suoni Trasfigurati”, la rassegna organizzata da Fondazione Pasquale Battista e Serate Musicali, ideata e diretta da Luca Carnicelli e Luisa Longhi.
L’evento, che vedrà protagonista il violinista Fulvio Luciani, si terrà mercoledì 4 dicembre, alle ore 18:00, alle Gallerie d’Italia – Milano di Piazza Scala. “[…] Le Sonate e Partite per violino solo di Johann Sebastian Bach sono, per i violinisti, un libro di magia. Per il posto che occupano oggi, al vertice riconosciuto dell’intero repertorio violinistico, sembrerebbe ovvio pensare che siano state costantemente presenti nella nostra cultura, come uno dei suoi valori fondanti. La storia che conosciamo è invece ben diversa: più di un secolo di silenzio fino alla prima esecuzione di cui si sia conservata memoria. Qual è l’opera d’arte che comincia a parlare al mondo a tale distanza dalla sua creazione? Viene da chiedersi a quale epoca appartengano veramente. Non all’epoca in cui sono nate, perché con quell’epoca non hanno dialogato. Forse all’epoca in cui se ne è fatta la prima scoperta? O non piuttosto all’epoca nostra, che però non può in nessun modo ragionevole considerarle proprie se non per l’uso che ne fa?
Polifonia e solitudine: sono queste le ragioni che hanno tenuto i violinisti lontano da queste musiche. Il violino è uno strumento che canta, la polifonia gli è innaturale, eppure Bach non è il primo a provare a scrivere polifonia per il violino solo. Per lui, però, non è questione di trovare il modo di far suonare contemporaneamente più note. Il suo intento supera di molto le limitazioni dello strumento: Bach calcola risonanze, latenze, usa la memoria e le attese dell’ascoltatore a proprio vantaggio, in modo che la polifonia si formi nella mente dell’ascoltatore. Più che tecnica, la sua è una sfida poetica. Ma, meraviglia della polifonia a parte, è forse proprio la dimensione dell’esecuzione a solo, del colloquio con sé e della riflessione privata cui Bach costringe il violino, la ragione dell’amore che le Sonate e Partite hanno saputo finalmente conquistarsi, il loro motivo di modernità.”