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CRISTIANO BURATO

Pianista CRISTIANO BURATO

Dettagli evento
  • Data : 27 Maggio 2024, ore 20:45
  • Luogo : Sala Verdi – Conservatorio di MIlano, via Conservatorio 2, 20122 Milano
  • Biglietti: intero 20€, ridotto 15€
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Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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Programma

«Fryderyk Chopin: Ballate e Scherzi»

FRYDERYK CHOPIN (1810 – 1849)

Ballata n.1 in sol minore per pianoforte op.23
Introduzione: (4/4, sol minore) – Largo
Sezione I: tema A (6/4, sol minore) – Moderato
Sezione II: tema B (6/4, mi bemolle maggiore) – Meno mosso
Sezione III: tema B (6/4, la maggiore) – Scherzando
Sezione IV: tema B (6/4, mi bemolle maggiore)
Sezione V: tema A (6/4, sol minore)
Coda: (2/2, sol minore) – Presto con fuoco

Ballata n.2 in fa minore per pianoforte op.38
Andantino

Ballata n.3 in la bemolle maggiore per pianoforte op.47
Allegretto

Ballata n.4 in fa minore per pianoforte op.52
Andante con moto

Scherzo n.1 in si minore per pianoforte op.20
Presto con fuoco

Scherzo n.2 in si bemolle minore per pianoforte op.31
Presto

Scherzo n.3 in do diesis minore per pianoforte op.39
Presto con fuoco

Scherzo n.4 in mi maggiore per pianoforte op.54
Presto

Scarica il libretto di sala


CRISTIANO BURATO

Considerato a livello internazionale uno dei maggiori pianisti della sua generazione, si è diplomato con lode e menzione d’onore al Conservatorio di Mantova sotto la guida di Rinaldo Rossi, al quale deve la sua formazione artistica. Ha conseguito inoltre con lode il diploma all’Accademia di Santa Cecilia di Roma con Sergio Perticaroli. Ha studiato poi anche con Aldo Ciccolini. Dopo innumerevoli affermazioni in importanti Concorsi pianistici, tra cui il “Sydney International Piano Competition of Australia”, il “Tomassoni” di Colonia, il “World Piano Competition” di Londra, il Leeds International Piano Competition, al Concurso International di Jaen, si è imposto definitivamente sulle scene internazionali con la vincita, nel 1996, del prestigioso Concorso Internazionale “Dino Ciani – Teatro alla Scala” di Milano, con verdetto unanime della Giuria presieduta da Riccardo Muti.  

La sua intensa attività concertistica lo ha portato a esibirsi nelle sale più prestigiose in Italia e all’estero (“Teatro alla Scala” di Milano, Auditorium di Santa Cecilia, Teatro Olimpico e Parco della Musica di Roma, “Sydney Opera House”, “Royal Festival Hall” e “Wigmore Hall” di Londra, “Konzerthaus” di Vienna, Tonhalle di Zurigo, Auditorium delle Nazioni Unite di New York, Queen’s Hall di Edinburgo, ecc.).

Ha collaborato con Orchestra Filarmonica della Scala, Orchestra Sinfonica della RAI, Philarmonia Orchestra di Londra, Sydney Philarmonic Orchestra, Wiener Kammerorchester, ecc.. e con direttori tra i quali: Simon Rattle, Lü Jia, Marcello Viotti, Alun Francis, Mario Bellugi, Ravil Martinov, Umberto Benedetti Michelangeli, Frank Shipway, Cristian Maendel.

Grandi apprezzamenti hanno sempre suscitato le sue interpretazioni chopiniane; ha ricevuto premi e menzioni speciali da parte di Giurie Internazionali (Sydney, Colonia e Londra) ed è stato invitato a tenere numerosi concerti dedicati al compositore polacco (all’International Chopin Festival di Duszniki in Polonia, al Municipio di Parigi per commemorare il 150° anniversario dalla morte, a Londra per la Chopin Society, ecc.).

Ha tenuto una conferenza sull’interpretazione di Chopin a San Diego per la “California Association of Professional Music Teachers”, oltre a diverse Master Classes in Italia e all’estero. Ha effettuato registrazioni per la RAI, la BBC di Londra, Radio France, la ABC of Australia, la NDR di Hannover, oltre che per diverse case discografiche.

Docente presso il Conservatorio di Bolzano, è stato per molti anni anche membro del Comitato Artistico del Concorso “Busoni”.

Per meriti artistici è stato premiato con Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana.

È ospite di Serate Musicali – Milano, dal 2007.


FRYDERYK CHOPIN

Ballata n.1 in sol minore per pianoforte op.23

La Ballata op.23 ebbe una gestazione di quattro anni di gestazione – iniziata a Vienna nel 1831 e terminata a Parigi nel 1835 – prima di essere presentata all’editore. Il carattere favoloso delle poche battute introduttive, che si concludono su un accordo audacemente dissonante, si collega perfettamente al primo tema in 6/4 (il tempo composto in sei è la caratteristica metrica comune a tutte e quattro le Ballate) che dà avvio alla fascinosa narrazione, mentre il secondo tema, dal carattere più lirico, è quello che subirà nel corso del brano le più vistose trasformazioni: dalla prima ripresa, di carattere eroico, alla seconda, appassionata e già avviata verso il tempestoso e sferzante Presto con fuoco che conclude drammaticamente la composizione.

Ballata n.2 in fa minore per pianoforte op. 38

La Ballata op.38 dovette già essere abbozzata nei primi mesi del 1836 e l’esecuzione dovette avvenire probabilmente in occasione di un incontro tra Schumann e Chopin, nel settembre 1836. La versione ascoltata da Schumann (con il Finale in fa maggiore anziché la minore e priva del drammatico Presto con fuoco come secondo gruppo tematico) ci è nota purtroppo solo da questa affermazione del maestro tedesco: la versione definitiva, anche per colpa di varie disavventure editoriali, fu pubblicata solo nell’autunno 1840 ed eseguita dallo stesso Chopin in pubblico il 26 aprile 1841. Meno complessa della precedente, questa seconda Ballata, che porta la dedica allo stesso Schumann, presenta una prima idea tematica in fa maggiore (Andantino) dal carattere pacatamente narrativo e una seconda in la minore drammaticamente e repentinamente differenziata (Presto con fuoco) che, dopo le rispettive riprese, conduce al tragico epilogo in la minore (Agitato) e alle desolate battute conclusive con l’estremo ritorno, trasfigurato dal semplice cambio di tonalità, del motivo tematico iniziale.

Ballata n.3 in la bemolle maggiore per pianoforte op.47

La Ballata op.47 fu abbozzata già nell’autunno 1840 e completata nella sua versione definitiva solo un anno dopo; pubblicata nel novembre 1841, fu eseguita la prima volta dall’autore il 21 febbraio 1842 alla Salle Pleyel. Rispetto all’op.38, questa terza Ballata si avvale di uno schema costruttivo già più complesso, rinunciando a ogni diversificazione agogica dei due elementi tematici principali: tutta l’evoluzione psicologico-espressiva del materiale tematico si svolge all’interno della stessa indicazione iniziale (Andantino) secondo una concezione solidamente unitaria che ha il suo epilogo nell’ultima ripresa del secondo tema, tesa e drammatica e del primo tema, che si espande in una nobile e appassionata perorazione.

Ballata n.4 in fa minore per pianoforte op.52

La tendenza a una grande struttura formale unitaria è ripresa e portata alle estreme conseguenze nella Ballata op.52. Un abbozzo di tutta la parte iniziale risale già al 1841, ma il lavoro si prolungò fino all’autunno 1843, allorché l’opera ormai completa fu inviata all’editore Breitkopf. In questo capolavoro dell’estrema maturità figurano, come in una sorta di compendio, tutti i generi coltivati (o meglio, reinventati) dal musicista, fusi nel crogiuolo di una potente concezione formale e di una ininterrotta e altissima tensione espressiva e poetica. Rispetto alle altre Ballate, in questa il primo tema, semplice nella sua estrema purezza melodica, si estende assai più largamente di un secondo tema di carattere tutt’altro che contrastante, ridotto a sole otto battute ripetute una seconda volta con pochissime varianti; ma è proprio questo secondo elemento tematico che inaspettatamente assurge nel corso della composizione a un ruolo sempre più dominante, fino a quei cinque accordi pianissimo che, carichi di mistero, sembrano arrestare all’improvviso il continuo flusso di crescita e di intensificazione espressiva che fa dell’intera composizione un unico grande e inarrestabile crescendo. A tale momento di stasi segue invece il tragico e disperato epilogo, una Coda libera da precisi riferimenti tematici, che porta al calor bianco la tensione e la temperatura espressiva, definitiva conclusione di una vicenda il cui avvio, così lirico e sommesso, sembra ormai come perso in una favolosa e remota lontananza.

Scherzo n.1 in si minore per pianoforte op.20

Edito nel 1835, lo Scherzo in si minore pare risalga a cinque anni prima e sia quindi collegato alle visioni epiche e traumatiche della caduta di Varsavia. Esso conta fra le pagine più laceranti, byroniane, di Chopin e le novità folgoranti del suo pianismo narrativo gli assicurarono immediatamente un eccezionale successo. La forma beethoveniana è qui stravolta dalla sua compostezza dialettica. Il ritmo spinto al parossismo non è che una armonizzazione a fitte note di passaggio, potremmo dire a cluster, di un appello scandito dal basso. Lo stesso principio su cui è costruito lo Studio n.11 dell’op.25. La sezione centrale dello Scherzo in si minore conta fra le più amate idee melodiche di Chopin.

Scherzo n.2 in si bemolle minore per pianoforte op.31

Lo Scherzo in si bemolle minore op.31 fu composto nel 1837 e dedicato a mademoiselle la Comtesse Adèle de Furstenstein: è tra le pagine più popolari di Chopin e lo stesso Schumann ne parlò subito in termini esaltanti, paragonandolo a una poesia di Byron per la tenerezza e l’arditezza del suo linguaggio musicale. È formato da un Presto, articolato in due episodi: il primo slanciato e appassionato e il secondo cantabile e ben ritmato, nello spirito del Valzer. Nell’evoluzione stilistica di Chopin lo Scherzo op.31 rappresenta un momento di approfondimento del materiale tematico entro uno schema di equilibrato classicismo. Dal punto di vista espressivo lo Scherzo è sereno e brillante; forse riflette lo stato d’animo del compositore, che in quel periodo pensava di sposare Maria Wodzinska, alla quale dedicherà poi il famoso Valzer dell’addio in la bemolle maggiore. Sarà il padre di Maria a negare il consenso a questo matrimonio, forse in considerazione delle precarie condizioni di salute del grande artista polacco.

Scherzo n.3 in do diesis minore per pianoforte op.39

Lo Scherzo n.3 op.39 venne composto nel monastero di Valldemossa, nell’isola di Maiorca, dove il musicista soggiornò per alcuni mesi, fra la fine del 1838 e l’inizio del 1839; fu poi completato e rifinito entro l’anno, quando rientrò a Nohant. Questo è il più conciso, ironico e ben costruito dei Quattro Scherzi, con quasi beethoveniana grandezza. Chopin dedicò questa composizione al suo allievo prediletto, Adolphe Gutmann. Il brano inizia in do diesis minore, passando poi in re bemolle maggiore, per ritornare in do diesis minore e concludersi in do diesis maggiore. La composizione si apre con una introduzione quasi lisztiana, portando a un soggetto in ottave di energia repressa. La tonalità passa poi in re bemolle maggiore con un soggetto simil corale intervallato da arpeggi delicati. La composizione inizia con una Introduzione simile a quella del secondo Scherzo. Procede poi nel fiero tema principale feroce. Questa parte è particolarmente difficile da eseguire, a causa della tecnica necessaria per suonare con precisione e rapidità le ottave. Lo Scherzo si sposta poi in una sezione di transizione che riconduce al tema principale. La sezione seguente, in stile cantabile, è in re bemolle maggiore. Il tema principale e le sue sequenze iniziano con forti accordi che tengono la melodia seguita da un fluttuante sottofondo di note. Segue una breve sezione costituita da una serie di arpeggi. Gli elementi di questa sezione lirica si ripetono un paio di volte e poi il pezzo si sposta di nuovo sul tema principale.

Scherzo n.4 in mi maggiore per pianoforte op.54

Il Quarto Scherzo fu pubblicato nel 1843 a Lipsia da Breitkopf & Härtel e a Parigi da Schlesinger e nel 1845 a Londra da Wessel; l’autografo e l’edizione tedesca sono dedicati a Jeanne de Caraman, quella francese a sua sorella Clotilde, entrambe allieve di Chopin. Capolavoro fra i più alti in assoluto nella produzione chopiniana, proiettato decisamente verso il futuro, lo Scherzo in mi maggiore è paradossalmente il meno noto ed eseguito dei quattro. Accolto freddamente dalla critica, rispetto alla strepitosa fortuna degli altri tre, se ne distingue per il carattere pacato, alieno da violenze visionarie. È una composizione di poche note e molti silenzi, una costruzione per cenni e melodie sospese a mezz’aria che anticipa i modi francesi del nuovo secolo, come si incontreranno nel Primo libro dei Preludi di Debussy.