con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)
Aria con 30 Variazioni, in sol maggiore BWV988 “Variazioni Goldberg”
Aria
Var. 1 a 1 Clavier
Var. 2 a 1 Clavier
Var. 3 a 1 Clavier
Canone all’Unisono
Var. 4 a 1 Clavier
Var. 5 a 1 ovvero 2 Clavier
Var. 6 a 1 Clavier
Canone alla Seconda
Var. 7 a 1 ovvero 2 Clavier
Var. 8 a 2 Clavier
Var. 9 a 1 Clavier
Canone alla Terza
Var. 10 a 1 Clavier
Fughetta
Var. 11 a 2 Clavier
Var. 12 a 1 Clavier
Canone alla Quarta
Var. 13 a 2 Clavier
Var. 14 a 2 Clavier
Var. 15 a 1 Clavier
Canone alla Quinta
Var. 16 a 1 Clavier
Ouverture e Fughetta
Var. 17 a 2 Clavier
Var. 18 a 1 Clavier
Canone alla Sesta
Var. 19 a 1 Clavier
Var. 20 a 2 Clavier
Var. 21 a 1 Clavier
Canone alla Settima
Var. 22 a 1 Clavier
Var. 23 a 2 Clavier
Var. 24 a 1 Clavier
Canone all’Ottava
Var. 25 a 2 Clavier
Var. 26 a 2 Clavier
Var. 27 a 1 Clavier
Var. 28 a 2 Clavier
Var. 29 a 1 ovvero 2 Clavier
Var. 30 a 1 Clavier – Quodlibet
Aria da Capo
Acclamato per la sua intensità emotiva, la sua energia e i notevoli livelli di ‘colore’, Babayan apporta una profonda comprensione e intuizione a un repertorio eccezionalmente diversificato. Ha collaborato con direttori quali Antonio Pappano, David Robertson, Neeme Järvi, Rafael Payare, Thomas Dausgaard, Tugan Sokhiev e Dima Slobodeniouk. Nel corso degli anni, si è esibito numerose volte con Valery Gergiev, sempre con grande successo: tra gli altri, di particolare rilievo sono stati i concerti al Barbican Centre con la London Symphony Orchestra, al Théâtre des Champs-Elyseés di Parigi, al Festival di Salisburgo e al Rotterdam Philharmonic-Gergiev Festival, dove Sergei Babayan è stato artist-in-residence.
Nelle recenti stagioni, si è esibito con: Gewandhaus Orchester di Lipsia, Bamberger Symphoniker, Royal Liverpool Philharmonic, Orchestre Philharmonique de Radio France, Mahler Chamber Orchestra, Toronto Symphony, la Vancouver Symphony e Verbier Festival Orchestra,etc…
Suona regolarmente al Concertgebouw di Amsterdam, a Carnegie Hall di New York, a Wigmore Hall di Londra, al Konzerthaus di Vienna, al Prinzregententheater di Monaco, al Teatro Colón di Buenos Aires, a Maison de la Radio di Parigi, all’Elbphilharmonie di Amburgo, all’Alte Oper di Francoforte e alla Tonhalle di Zurigo. È apparso in rinomati festival, tra cui La Roque d’Anthéron, Piano aux Jacobins a Tolosa, Gstaad Menuhin Festival e Verbier Festival.
È stato inoltre ‘artista curatore’ al Konzerthaus di Dortmund.
Babayan suona con le più importanti orchestre del mondo, tra cui London Symphony, Cleveland Orchestra, Filarmonica di Varsavia, BBC Scottish Symphony Orchestra, Orchestre National de Lille, Detroit Symphony Orchestra e Baltimore Symphony Orchestra.
Registra in esclusiva per Deutsche Grammophon; la sua ultima pubblicazione ‘Rachmaninoff’ (DG 2020) ha ricevuto numerosi premi, tra cui un BBC Recording of the Month e uno CHOC Classica. Il suo CD precedente, con le trascrizioni per due pianoforti di opere di Sergei Prokofiev, eseguite con Martha Argerich (‘Prokofiev for Two’; DG 2018) è stato elogiato dalla critica.
I suoi concerti sono stati trasmessi da Radio France, dalla Radio e TV polacche, da BBC-TV e BBC Radio 3, NHK Satellite Television e Medici TV.
Nato in Armenia in una famiglia di musicisti, Babayan ha iniziato gli studi musicali con Georgy Saradjev, per poi continuare al Conservatorio di Mosca con Mikhail Pletnev, Vera Gornostayeva e Lev Naumov.
Dopo il suo primo viaggio fuori dall’Unione Sovietica nel 1989, ha vinto i primi premi di diversi importanti concorsi internazionali, tra cui il Concorso Pianistico Internazionale di Cleveland, il Concorso Pianistico Hamamatsu e il Concorso Pianistico Internazionale Scozzese. É cittadino americano e vive a New York.
È ospite per la seconda volta di Serate Musicali – Milano.
Aria con 30 Variazioni in sol maggiore BWV 988 “Variazioni Goldberg”
L‘Aria con 30 Variazioni BVW 988 (pubblicata la prima volta da Balthasar Schmidt a Norimberga) è un’opera della maturità di Bach, composta intorno ai suoi 55 anni di età. La composizione costituisce da sola il Libro IV della grande Clavierübung. L’altra raccolta di Variazioni scritta da Bach per strumento a tastiera senza pedaliera è l’Aria con 10 Variazioni nello stile italiano BWV 989, un lavoro di delicata inventiva scritto negli anni giovanili. Queste due raccolte abbracciano virtualmente tutta l’evoluzione musicale del tempo nel quale l’autore visse. La forma delle Variazioni era comune nel diciassettesimo e diciottesimo secolo.
Johann Nikolaus Forkel, il padre della musicologia, è il responsabile delle leggendarie notizie che mettono in relazione il clavicembalista Johann Gottlieb (Teophilus) Goldberg con l’Aria con 30 Variazioni. Autore della prima biografia completa di Johann Sebastian Bach, pubblicata nel 1802, Forkel è diventato una fonte di primaria importanza per i musicisti di molte generazioni successive. È ben noto quanto egli riferisce: il Conte (Carl von Keyserling, Ambasciatore russo presso la Corte di Dresda) disse una volta a Bach che avrebbe desiderato avere dei pezzi per strumento a tastiera per il suo Goldberg, i quali avrebbero dovuto avere un carattere al tempo stesso delicato e vivace per poter rallegrare le sue notti insonni.
Forkel aggiunge che Bach ricevette una coppa d’oro contenente cento luigi d’oro come segno della soddisfazione del Conte. Vi è dunque l’ipotesi di un lavoro eseguito su commissione; tuttavia, nessun altro elemento sta a confermare che questa composizione sia stata effettivamente commissionata dal conte Kayserling. Il Conte fu però effettivamente a Lipsia nel periodo in cui Bach vi era attivo alla Thomaskitche e Goldberg, clavicembalista al servizio del conte, fu allievo di Bach. Con l’aumentare della notorietà di quest’opera presso il grande pubblico, a partire della metà del ventesimo secolo, il titolo Variazioni Goldberg, senza virgolette o carattere corsivo, è sempre più frequentemente usato ovunque. Questo titolo è un’invenzione moderna, che non ha riscontro nel titolo originale dell’autore.
Forma
L’Aria figura nel Quaderno di Anna Magdalena del 1725 ed è intitolata «Sarabanda». Bach era solito riutilizzare la sua musica per nuovi lavori adattandola ad altri strumenti o ad altre combinazioni esecutive. Questo movimento, invece, fu modificato soltanto nel titolo, «Aria». Esso è straordinario per il fatto che contiene l’intero nucleo dal quale deriva la grande evoluzione strutturale delle successive trenta Variazioni. Queste si sviluppano principalmente dal brano fondamentale e dalla base armonica dell’Aria. Questo modo di procedere assicura un solido e chiaro fondamento armonico, capace di una serie praticamente infinita di possibilità, capace quindi di liberare l’immaginazione creativa di Bach fino all’estremo limite.
Fra le Variazioni di Bach sono compresi il Canone, la Fughetta, l’imitazione libera, la forma di danza e lo stile ornamentale e figurativo. L’ordine e lo schema delle Variazioni si articolano intorno a una serie di nove Canoni. Ciascun Canone è accompagnato da due Variazioni libere, le quali sono ugualmente animate da un interesse contrappuntistico. Le Variazioni libere formano quel che sarebbe la carne e il sangue rispetto allo scheletro rappresentato dai Canoni, il primo dei quali appare come Variazione III e l’ultimo come Variazione XXVII. Il primo canone è all’unisono e i successivi a un intervallo progressivamente più ampio, fino all’ultimo che è alla nona. Sono costruiti a due voci, su di una linea del basso che forma una voce libera, la quale si adatta, con una certa libertà, all’andamento armonico dell’Aria.
Il Canone alla nona è l’unica eccezione a questa scrittura a tre parti. La Variazione I richiama la visione di un grande arco e introduce all’esperienza che ci attende con la Variazione II, un discreto movimento in imitazione piena di tutte le risorse tecniche possibili immaginabili, la quale porta a sua volta con delicatezza al sorprendente canone all’unisono della Variazione III. Lo scenario è dunque già predisposto per la varietà di atmosfera, di figurazione e di struttura. Da questo momento in poi quasi ogni aspetto dell’arte di Bach – con l’eccezione delle grandi Fughe – è qui rappresentato. Le Variazioni sono accostate l’una all’altra secondo un’idea di contrasto, spesso in stile di Danza e di Toccata. Un più sottile e troppo raramente sottolineato aspetto delle Variazioni, compresi i Canoni, consiste nelle relazioni dei successivi accostamenti, non solo sul piano del carattere ma anche della densità di struttura. La Variazione XV è un esempio solitario di scrittura cromatica che combina insieme ampiezza e profonda sensibilità con la disciplina di un Canone alla quinta.
La sua nota finale non è come di regola la tonica ma la quinta, spegnendosi con una figurazione ascendente che si perde nel silenzio. Anche la Variazione XV è cromatica ma può solo a malapena essere datata sul suo aspetto linguistico. Le Variazioni XV e XXV sono pagine la cui intensità di espressione emozionale e la cui straordinaria qualità di struttura cromatica Bach ha talvolta uguagliato ma mai superato. La Variazione XXX sta al di fuori del progetto formale delle Variazioni da I a XXIX. Essa è un brano scherzoso, scritto nella forma di un quodlibet, sorta di burla corale che la famiglia Bach insieme ad amici era solita fare in particolari occasioni di riunioni sociali. I motivetti presentati nel quodlibet sono canzoni popolari tedesche: «Ich bin so lange nicht bei dir gewest» («Da tanto tempo non sto con te») e «Kraut und Ruben haben mich vertrieben» («Cavoli e rape mi hanno fatto fuggir via»).
Lo stile umoristico e gioviale dell’ultima Variazione di questo colossale lavoro richiama quello dell’umorismo dell’ultima Fuga in si minore del secondo libro del Clavicembalo ben Temperato, che conclude in questo modo singolare una grande e varia raccolta di composizioni di alto impegno concettuale. Questo parallelo getta luce su un’interessante sfaccettatura della personalità di Bach: il fatto che, consciamente o inconsciamente, genialità e buon umore sono l’ultima idea per rivelare la forma fino a quel momento elaborata e sviscerata in modi virtualmente illimitati. Ma, simbolicamente, l’ultima Variazione in questo caso non è la fine dell’opera: la vera fine delle Variazioni è data dal ripresentarsi dell’Aria.
Questo ritorno all’inizio, a completamento del ciclo vitale, è un ritorno all’origine. Proprio il ritorno in sé, tuttavia, implica l’idea fondamentale di rinnovamento e rivela in realtà un nuovo significato, dopo aver esaurito tutte le possibilità dell’Aria: la forma è ciclica, muove cioè verso una nuova visione.