con il patrocinio di Martha Argerich, Cristina Muti e Fedele Confalonieri
«I GRANDI INTERPRETI»
«Concerto-Maratona»
PROGRAMMA
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)
Suite n.1 in sol maggiore per violoncello solo BWV 1007
Prélude
Allemande
Courante
Sarabande
Menuet I
Menuet II (sol minore)
Gigue
Suite n.2 in re minore per violoncello solo BWV 1008
Prélude
Allemande
Courante
Sarabande
Menuet I
Menuet II (sol minore)
Gigue
Suite n.3 in do maggiore per violoncello solo BWV 1009
Prélude
Allemande
Courante
Sarabande
Bourrée I
Bourrée II (do minore)
Gigue
Intervallo
Suite n.4 in mi bemolle maggiore per violoncello solo BWV 1010
Prélude
Allemande
Courante
Sarabande
Bourrée I
Bourrée II
Gigue
Suite n.5 in do minore (con scordatura) per violoncello solo BWV 1011
Prélude
Allemande
Courante
Sarabande
Gavotte I
Gavotte II
Gigue
Suite n. 6 in re maggiore per violoncello solo BWV 1012
Prélude
Allemande
Courante
Sarabande
Gavotte I
Gavotte II
Gigue
È un violoncellista di fama internazionale e il compositore italiano vivente più eseguito nel mondo. Collabora artisti quali Riccardo Muti, Yo-Yo Ma, Ivan Fischer, Viktoria Mullova, Ruggero Raimondi, Mario Brunello, Kathryn Stott, Giuseppe Andaloro, Yuri Bashmet, Katia e Marielle Labeque, Giovanni Antonini, Ottavio Dantone, Patti Smith, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Elisa e Antonio Albanese e con orchestre tra cui la Chicago Symphony Orchestra, Liverpool Philharmonic, Royal Concertgebouw Orchestra, Moscow Soloists, Berlin Konzerthausorchester, Australian Chamber Orchestra, Il Giardino Armonico, Cappella Neapolitana, Accademia Bizantina, Budapest Festival Orchestra.
Per il cinema, il teatro, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musica per Peter Greenaway, John Turturro, Bob Wilson, Carlos Saura, Marco Tullio Giordana, Alessandro Baricco, Peter Stein, Lasse Gjertsen, Anatolij Vasiliev, Karole Armitage e Carolyn Carlson.
Si è esibito in alcune delle più importanti sale del mondo, tra cui la Alice Tully Hall, la Knitting Factory, la Carnegie Hall (New York), la Wigmore Hall, la Queen Elizabeth Hall (Londra), la Salle Gaveau (Parigi), il Teatro alla Scala (Milano), il Ravenna Festival, l’Opera House (Sidney), la Suntory Hall (Tokyo).
Dal 2010 insegna presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dove è stato insignito del titolo di Accademico.
Nel 2012 ha fondato, insieme a Enrico Melozzi, i 100 Cellos; nel 2015 ha creato a Milano il “logo sonoro” di Expo e inaugurato il nuovo spazio museale della Pietà Rondanini di Michelangelo.
Nel campo della composizione esplora generi diversi avvalendosi di strumenti antichi, orientali, elettrici e di sua invenzione, suonando nel Deserto del Sahara, sott’acqua, o con un violoncello di ghiaccio.
Nel corso del 2020, le sue attività concertistiche hanno subito, per noti motivi, un forte rallentamento. Nei mesi estivi e autunnali ha comunque avuto modo di apparire per Festival quali Classiche Forme di Lecce, MiTo Settembre Musica di Milano e Torino, Mittelfest di Cividale del Friuli e per Associazione Scarlatti di Napoli.
Nel corso dell’ultimo anno ha inoltre avuto modo di intensificare la sua attività nel campo della composizione, avendo ricevuto diverse commissioni, tra cui “Il Libro della Giungla”, presentato per la prima volta a Kiel nell’autunno 2020.
La sua discografia è iniziata nel 1998 con un CD commissionato da Philip Glass per la propria etichetta Point Music, al quale sono seguiti numerosi album per Sony, Egea e Decca.
Sollima ha riportato alla luce un violoncellista/compositore del Settecento, Giovanni Battista Costanzi, di cui ha inciso nel corso degli ultimi anni le Sonate e Sinfonie per violoncello e basso continuo per l’etichetta spagnola Glossa.
Nell’ottobre 2018, alla Cello Biennale di Amsterdam, ha ricevuto il prestigiosissimo riconoscimento Anner Bijlsma Award.
Nei primi mesi del 2021 ha registrato le Sei Suites di J.S. Bach, simbolo di un ritorno all’essenza della musica.
Suona un violoncello Francesco Ruggeri (Cremona, 1679).
É ospite di Serate Muiscali – Milano dal 1998.
Sei Suites per violoncello solo
L’esecuzione integrale delle sei Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach non è più una rarità nelle consuetudini della vita concertistica, ma costituisce sempre un’esperienza di significato e valore eccezionali. E non soltanto per il violoncellista che è chiamato a compierla, ben sapendo i rischi e le gratificazioni che l’impresa comporta, ma anche per l’ascoltatore che ha la fortuna di beneficiarne. Si mescolano ogni volta, all’ascolto, stupore, ammirazione, smarrimento, perfino sgomento: per come sia possibile concentrare in un solo strumento, per di più prima di Bach estraneo al solismo, tale qualità e varietà di tecnica e di invenzione, di gioco e di spirito, di razionalità e di poesia. Se nelle gemelle Sonate e Partite per violino solo è la natura stessa dello strumento a rendere quasi comprensibile il virtuosismo trascendentale (forse anche grazie alle vicende che ne seguirono nella storia del violino), nelle sei Suites per violoncello, rimaste isolate e irraggiungibili nella loro altezza strumentale e concettuale, si resta ogni volta sbalorditi di fronte all’ardire, a tratti quasi irreale, a cui viene piegata la mole massiccia del violoncello, la sua ombrosa voluminosità. Ma ancor più a colpire sono la profondità, la severità e l’austerità intellettuale unite alla cordialità e all’effusione del sentire, scaturendo dalla medesima tensione verso i confini del possibile strumentale.
Si è soliti collocare queste opere di datazione incerta negli anni di Köthen (1717-1723), durante il periodo di servizio di Bach come Kapellmeister del principe Leopold di Anhalt. Qui, potendo disporre di una cappella di corte che contava eccellenti strumentisti, fra i quali un brillante primo violino come Johann Spiess (probabile destinatario delle Sonate e Partite per violino solo, del 1720) e un virtuoso di violoncello come Christian Bernhard Linigke (probabile primo interprete dei Soli per violoncello), Bach poté acquisire nuove esperienze in materia di musica strumentale e soprattutto coltivare con regolarità una vocazione a lungo ostacolata dagli impegni nella musica di chiesa. Poco sappiamo dei modelli a cui Bach potrebbe essersi ispirato: la forma e lo stile da lui adottati non si agganciano a esempi storici come il ricercare o il canone, ma si orientano invece verso la trasformazione dei movimenti di danza propri della Suite per strumenti a tastiera in strutture libere e in concezioni organizzative e architettoniche nelle quali a prevalere sono i principi del contrappunto, del flusso melodico lineare o polifonico, dell’armonia latente, del timbro cangiante, del ritmo risolto in figurazioni continuamente variate. Ogni stile e maniera, dal patetismo brillante della scuola italiana al funambolismo bizzarro dei virtuosi tedeschi, dal gusto delicato della scuola francese all’essenza figurativa del barocco internazionale, è assimilato e trasfuso da Bach in un compendio d’arte totale, la cui destinazione, viola da gamba o violoncello moderno, sconfina nella pura visione immaginaria.
Della raccolta non ci è pervenuto l’autografo, bensì una copia (un tempo ritenuta erroneamente autografa) della moglie di Bach, Anna Magdalena. La prima pubblicazione avvenne solo settantacinque anni dopo la morte dell’autore (Vienna 1825), con il titolo Six Sonates ou Etudes pour le Violoncello solo. Le numerose riedizioni seguite nell’Ottocento le conquistarono il posto d’onore, mai smentito nella letteratura per lo strumento, quale opera essenzialmente didattica, se non precisamente “scolastica”: ben più tarda fu la loro acquisizione nelle sale da concerto. Non occorre ribadire che tale destinazione non contraddice affatto la natura della silloge, se intesa nel senso più autenticamente bachiano di opera pedagogica e formativa al tempo stesso di tecnica strumentale e di suprema spiritualità.
Nonostante Robert Schumann avesse scritto un accompagnamento pianistico per le Suites, esse non furono largamente conosciute prima del XX secolo. Nel ‘900, divennero conosciute grazie all’opera di Pablo Casals che, all’età di 13 anni, trovò l’edizione delle Suites a cura di Friedrich Grützmacher (1832 -1903; violoncellista tedesco. Il suo arrangiamento delle Suite per violoncello solo di Bach prevedeva l’inserimento di articolazioni e abbellimenti virtuosistici) durante una raccolta di beneficenza a Barcellona e iniziò a studiarle. Tuttavia, non volle eseguirle in pubblico fino al 1925, all’età di 48 anni e successivamente accettò di inciderne la prima registrazione assoluta. Da allora la loro popolarità crebbe costantemente.
Per quanto non sia possibile parlare di un’organizzazione del ciclo secondo corrispondenze simmetriche (tonalmente la disposizione prevede due brani in minorecollocati al secondo e al quinto posto tra quattro in maggiore: immagine rovesciata dei soli per violino, quattro in minore e due in maggiore), ciò che accomuna le sei Suites è l’aggiunta ai quattro tempi fondamentali di rito (Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga) di un esteso e caratterizzante (e dunque ogni volta diverso nello stile) Preludio all’inizio e di una coppia di danze (rispettivamente, in quest’ordine, Minuetto I e II nella prima e seconda Suite, Bourrée I e II nella terza e quarta, Gavotta I e II nella quinta e sesta: sempre con da capo, ossia con ripetizione della prima) tra la Sarabanda e la Giga. Ne risulta una costruzione in due grandi sezioni, tra loro speculari, di tre pezzi ciascuna, con al centro la Sarabanda: Preludio – Allemanda – Corrente/ Sarabanda/Danza I – Danza II – Giga.
La Sarabanda, in tempo lento e intesa invariabilmente come momento di massima concentrazione espressiva, finisce così per assumere la funzione di pilastro portante della duplice arcata dell’intera struttura unitariamente concepita: da un lato punto di scarico delle tensioni accumulate dai primi tre brani, dall’altro impulso capace di rilanciare, dopo una pausa di meditazione, la dinamica degli ultimi tre movimenti.
Oggi le Suites costituiscono una delle più grandi opere per violoncello e, dopo il recupero da parte di Casals, quasi ogni violoncellista aspira a suonarle. Notissimi violoncellisti come Mstislav Rostropovich, Emanuel Feuermann, Pierre Fournier, Jacqueline du Pré, Paul Tortelier, André Navarra, Yo-Yo Ma, Gregor Piatigorsky, Mischa Maisky, János Starker, Anner Bijlsma, Heinrich Schiff, Pieter Wispelwey e Mario Brunello ne hanno registrato esecuzioni.
Celeberrima fu l’esecuzione improvvisata durante la caduta del Muro di Berlino di Mstislav Rostropovich che fece il giro del mondo di tutte le televisioni. Non mancano nemmeno esecuzioni in luoghi suggestivi, come la loro esecuzione da parte di Mario Brunello sul Monte Fuji nel 2007. Parti delle Suites inoltre furono suonate da Yo-Yo Ma per il funerale del senatore Edward Kennedy e, nel settembre 2002, durante l’anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, a Ground Zero.