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F. RUDIN – B. KUSNEZOW

Dettagli

Data:
20 Novembre 2023
Ora:
8:45 pm – 10:30 pm
Prezzo:
€20 – €25
Categoria Evento:
Tag Evento:
,

Organizzatore

Serate Musicali
Phone
02 29409724
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biglietteria@seratemusicali.it
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Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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«LO STRUMENTO DELL’ANNO»

Violinista FEDOR RUDIN

Pianista BORIS KUSNEZOW

PROGRAMMA

«Eredità & Tradizione»

EDISON DENISOV (1929 – 1996)
Sonata per violino e pianoforte (1963)

SERGEI PROKOFIEV (1891 – 1953)
Sonata per violino e pianoforte n.1 in fa minore op.80

  1. Andante assai
  2. Allegro brusco
  3. Andante
  4. Allegrissimo – Andante assai, come prima

WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 – 1791)
Sonata per violino e pianoforte n.18 in sol maggiore KV301

  1. Allegro con spirito (sol maggiore)
  2. Allegro (sol maggiore)

EDISON DENISOV
Tre pezzi da concerto per violino e pianoforte (1958)

Scarica il libretto di sala

FEDOR RUDIN

“Violino magico” era il titolo del programma con cui Fedor Rudin ha debuttato alla Filarmonica di Berlino quest’anno. Virtuoso dello strumento al più alto grado, come ha messo in evidenza la Giuria del Concorso Paganini 2018, è nato a Mosca nel 1992 ed è nipote del grande compositore di avanguardia Edison Denisov. É cresciuto a Parigi e a tredici anni è andato a studiare a Colonia con Zakhar Bron, poi a Salisburgo con Pierre Amoyal al Mozarteum e infine con Boris Kushnir a Vienna, dove nel 2019 è diventato Primo Violino dell’Opera di Stato e quindi dell’Orchestra Filarmonica di Vienna, pur essendo allora il più giovane componente di una delle migliori orchestre del mondo.

Attualmente si dedica esclusivamente all’attività solistica. Ha suonato a Praga, Parigi, Montreal, a Berlino alla Filarmonica, ad Amburgo alla Elbphilharmonie, a New York alla Carnegie Hall. É stato invitato ai Festival di Salisburgo, Schleswig-Holstein, ha suonato con l’Orchestra della Radio di Berlino e con la SWR, collaborando con direttori quali Jurowski, Karabits, Netopil, Popelka e Viotti. Il suo repertorio spazia dai grandi classici come il Concerto di Beethoven – alle opere importanti, ma ai margini del repertorio come il Concerto di Szymanowsky, fino alle opere d’avanguardia. Collabora con Kusnezow, Levit, Libeer, Noack, Hagen, Karizna, Philippe, col Quartetto d’Archi Pavel Haas o col Quartetto di Sassofoni Signum.

Dal 2022 è Direttore Artistico dei Rencontres Musicales de Chaon in Francia. Si è diplomato in Direzione d’Orchestra con Simeon Pironkoff e Vladimir Kiradjiev all’Università di Musica e Arte Drammatica di Vienna. É stato anche assistente di Teodor Currentzis e di Philippe Jordan, ha diretto le Orchestre Sinfoniche di Iena, della Radio Viennese ORF e ha diretto la sua prima produzione d’opera nel 2022: West Side Story di Bernstein a Bialystok in Polonia. Dall’ottobre 2023 è inoltre Professore di Educazione Orchestrale all’Università di Vienna.

Una grande passione di Rudin è il volo: pilotare un aereo a lui sembra molto simile alla pratica musicale: per entrambe le attività bisogna conservate un cuore caldo e una mente fredda con una grande visione d’insieme. Le sue interpretazioni sono fortemente legate a una precisa analisi del testo musicale; infatti, non vuole travolgere il pubblico, ma piuttosto portarlo con sé in un viaggio emozionale e intellettualmente stimolante.

Rudin è interessato alle pratiche di esecuzione storiche, ma suona i Concerti di Mozart in re maggiore KV 271a e di Haydn in la maggiore, raramente eseguiti a causa della mancanza di certezze a proposito della loro attribuzione, sul suo violino “modernizzato”: uno Stradivari “ex-Viotti” (Cremona 1712), generosamente messo a sua disposizione dalla Compagnia CANIMEX INC. di Drummondville (Québec), Canada.

È ospite per la seconda volta di Serate Musicali – Milano (6/07/2021).


BORIS KUSNEZOW 

Tra i più apprezzati pianisti accompagnatori della sua generazione, suona con molti importanti strumentisti e cantanti internazionali ed è molto richiesto come pianista ufficiale anche da grandi Concorsi Internazionali: recentemente è stato invitato dal Concorso ARD di Monaco, dal Concorso Joseph Joachim ad Hannover e dal Queen Elisabeth di Bruxelles. Ha suonato alla Carnegie Hall di New York, al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, alla Kioi-Hall di Tokyo, al Gasteig di Monaco di Baviera e alla Philharmonie di Berlino.

La sua produzione artistica è documentata in 12 CD, molti dei quali candidati a premi prestigiosi (Opus Klassik e Premio della Critica Tedesca) e in numerose registrazioni radiofoniche. È nato a Mosca, dove ha iniziato gli studi alla Accademia Gnessin. A otto anni si è trasferito in Germania, dove ha completato gli studi ad Hannover con Bernd Goetzke. Ha vinto il Primo Premio del German Music Competition e altri riconoscimenti internazionali, come il Borletti-Buitoni Trust, ha ricevuto una borsa di studio della Deutsche Stiftung Musikleben e della Studienstiftung des deutschen Volkes.

Ha fondato l’Accademia Pianistica “Chamber Lab” in Italia a Montecastelli, organizza una master class internazionale nel Castello di Bückeburg (IMAS) e lavora come volontario alla Loewe Foundation, dove si occupa principalmente della promozione della musica classica. Anche l’insegnamento ha una parte importante nella sua attività musicale. Nel 2020 è stato nominato professore di pianoforte per la musica da camera all’Università della Musica e del Teatro “Felix Mendelssohn Bartholdy” di Lipsia.

È ospite per la seconda volta di Serate Musicali – Milano (6/07/2021).


EDISON DENISOV

Sonata per violino e pianoforte (1963)

Tre pezzi da concerto per violino e pianoforte (1958)

Edison Denisov è uno dei protagonisti della musica russa nel ventesimo secolo. Nato a Tomsk, in Siberia, ricevette il nome dal padre scienziato in onore di Thomas Edison; dopo gli studi di matematica nella sua città natale, entrò nella classe di composizione al Conservatorio di Mosca, ma i principi delle scienze esatte esercitarono sempre una grande influenza sulla sua arte, tanto da affermare: «la musica è una forma di pensiero logico». La sua prima opera “Il sole degli Incas” provocò un grande scandalo in Russia, ma fu ben accolta a Parigi da Pierre Boulez e Bruno Maderna, che la diresse a Darmstadt e Francoforte.

Da quel momento il suo destino per molti anni fu sempre ambivalente: eseguito e osannato all’estero, vituperato e bandito in Patria, dove la sua musica venne osteggiata fino alla metà degli anni ’80 del ‘900, spesso con l’accusa di essere troppo “occidentale”. Accusa infondata perché invece Denisov fu sempre profondamente legato alla cultura e alla tradizione russa, tanto da viaggiare fino ai monti Altai in Siberia per registrare le canzoni popolari dei contadini, di cui alcune sue opere riecheggiano le strutture compositive.

Uomo in possesso di uno speciale carisma, Denisov seppe raccogliere attorno a sé molte personalità, riuscendo anche a riavvicinare musicisti di Paesi diversi, ma cercando sempre di sostenere la musica russa contemporanea; fu amico di compositori come Dutilleux, Xenakis, Boulez, Boulanger, Baliff, Nono, Dallapiccola, Berio, Stockhausen, Lachenmann, Cramb, Holliger, Ligeti, oltre che di molti esecutori, come Barenboim, Kogan, Kremer, Kagan, Bashmet, Gutman, Nicolet, Rudin, Brunner… ai quali dedicò opere specifiche. Fu anche un grande insegnante di composizione e orchestrazione per quasi quarant’anni al Conservatorio di Mosca e autore di libri teorici.

Il suo lascito consiste in oltre 140 titoli e comprende generi molto diversi: musica vocale e strumentale, tre Opere, un Balletto, due Sinfonie, due Oratori, un Requiem (le prime opere sacre in lingua russa), quindici Concerti per strumenti solisti, oltre a molta musica da camera; inoltre abbozzi per sessanta musiche da film e per 30 drammi. Il suo stile avanguardistico e provocatorio degli anni ’60 si stemperò in un delicato liricismo nei decenni successivi, rimanendo in continua evoluzione fino ad approdare a un suo stile personale riconoscibile. Il suo credo creativo è sintetizzato in una delle sue idee favorite «la bellezza è una delle nozioni essenziali dell’arte». Molto apprezzato in Francia dove fu nominato nel 1986 “Ufficiale delle Lettere e delle Arti” e dove nel 1993 ricevette il Grande Prix della Città di Parigi, è sepolto nella Capitale francese.

Fedor Rudin è suo nipote: «A proposito delle composizioni di mio nonno Ivan Denisov che suoniamo questa sera, posso dire che sono sue opere giovanili, non ancora totalmente rappresentative del suo linguaggio di compositore, che sarà ulteriormente sviluppato solo più tardi. Nei pezzi in programma è possibile cogliere molti echi della musica di Shostakovich, che era non solo suo mentore al Conservatorio, ma soprattutto il principale responsabile della sua scelta di studiare composizione a Mosca, visto che stava prendendo tutt’altra strada a Tomsk alla Facoltà di Matematica e Fisica.

Ci sono anche citazioni del folklore russo, soprattutto nella prima Danza e quanto alla Sonata, quest’opera è soprattutto rappresentativa del suo “periodo seriale”, mischiato a un’energia dinamica e ritmica derivata in parte da Prokofiev e Bartok. Si tratta insomma di opere molto diverse nel loro linguaggio, ma simili per rigore drammatico e formale e per la loro concezione logica, che si ritrova in tutte le sue opere, probabilmente influenzate dal suo spirito di matematico».

Fedor Rudin

SERGEI PROKOFIEV

Sonata per violino e pianoforte n.1 in fa minore op.80

Scritta fra il 1938 e il 1946, la Prima Sonata in fa minore op.80 rispecchia, come dissero i contemporanei più vicini al musicista, l’impressione che la musica barocca di Händel, grande estimatore di Arcangelo Corelli, aveva suscitato in Prokofiev. Ecco così l’Andante assai d’apertura poggiare su un disegno severo e quasi ostinato di Passacaglia eseguita dal pianoforte: quinte discendenti strumentate al grave e di sapore organistico. É l’episodio introduttivo e vede il violino, con la sordina, distendere sulla Passacaglia un brivido di note veloci in scale: certo il passo che l’autore voleva suonasse come «il soffio del vento su un cimitero».

Introduzione che contiene già i ribattuti (o «colpi»: così dice Prokofiev) i quali, di lì a poco, innerveranno il guerresco contrappunto dell’Allegro brusco («brusco, marcatissimo e pesante») dove troviamo un’inedita ruvidezza, quasi una ruvidezza percussiva, anche nel violino. L’Andante, a disegno tripartito di Romanza, è una Pastorale, ma d’un lirismo tutto speciale e senza sole. Il violino si leva, un poco impressionistico, sullo sfondo quieto e regolare di terzine ondeggianti del pianoforte.

La parte di mezzo si fa cullante grazie al ritmo di 12/8. Dopo il conflitto (dell’Allegro brusco) e il riposo (dell’Andante) ecco nell’Allegrissimo conclusivo una sorta di gara fra passaggi estroversi e passaggi tortuosi, episodi violinistici con l’arco e in pizzicato, flusso melodico e modi percussivi, moto perpetuo e asimmetrie di disegni squisitamente russe, sino alla Coda, che nel riprendere quel brivido di «vento in un cimitero» sibilato nell’Andante d’esordio, riecheggia il Finale del Primo concerto per violino, scritto trent’anni prima.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Sonata per violino e pianoforte n.18 in sol maggiore KV301

Mozart, oltre al pianoforte e all’organo, suonava il violino (lo strumento del padre Leopoldo) e per la sua carica di Konzertmeister a Salisburgo gli competeva il ruolo di primo violino. Scrisse alcune Sonate per cembalo e violino (K.6-9) negli anni 1763-64 ma in queste – e nelle opere che seguiranno – la parte cembalistica è preponderante e il violino ha un ruolo secondario: si tratta, in sostanza, di “Sonate con accompagnamento d’un violino”, una moda che dominava in Europa in quanto soddisfaceva le esigenze dei sempre più numerosi dilettanti.

Ma, nell’autunno 1777, a Monaco, Mozart ebbe occasione di conoscere i Duetti per clavicembalo e violino di J. Schuster: «Non sono cattivi», scrive al padre, «se mi fermerò, ne scriverò io stesso nel medesimo stile, dato che essi sono molto popolari quaggiù». Ed ecco apparire, agli inizi dell’anno seguente, un gruppo di sei Sonate – dette “Palatine” perché dedicate alla moglie di Karl Theodor, principe elettore del Palatinato – che saranno pubblicate a Parigi come op.1 nel 1778 (K.301-306): «Così, tanto per cambiare, ho scritto qualcosa di diverso, Duetti per pianoforte e violino» (da Mannheim, 14.2.78). Infatti, in queste Sonate il violino è trattato in stile concertante.

La Sonata in sol maggiore, come la maggioranza delle consorelle, è in due movimenti. Il primo tempo, Allegro con spirito, ha un impianto classico tripartito. Ai due temi principali (tonica e dominante) si accostano spunti secondari. Lo sviluppo, di tipo tematico, è animato da inversioni e cromatismi. Il secondo movimento, un Allegro in 3/8, ha la forma di Rondò variato: motivi vivaci e popolari incorniciano l’episodio centrale in minore, di delicata poesia. Il dialogo equilibrato tra i due strumenti che si alternano il canto e il sapiente contrappunto che regola le sovrapposizioni delle loro voci, costituiscono l’essenza della Sonata classica per violino e pianoforte.