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Orchestra L’APPASSIONATA

Dettagli

Data:
5 Giugno 2023
Ora:
8:45 pm – 10:30 pm
Prezzo:
€25 – €30
Categoria Evento:
Tag Evento:
,

Organizzatore

Serate Musicali
Phone
02 29409724
Email
biglietteria@seratemusicali.it
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Sala Verdi – Conservatorio di Milano

Via Conservatorio, 12
Milano, 20122 Italia
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«I GIOVANI INTERPRETI»
«Divertimento»

Orchestra L’APPASSIONATA

Maestro concertatore LORENZO GUGOLE

Pianista ALEXANDRA SEGAL


Concerto sostenuto da

PROGRAMMA

WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 -1791)
Divertimento per archi in fa maggiore KV 138
Allegro
Andante
Presto

Concerto per pianoforte n.12 in la maggiore KV 414
Allegro
Andante
Rondò: Allegro

BÉLA BARTÓK (1881-1945)
Divertimento per orchestra d’archi Sz.113, BB.118
Allegro non troppo
Molto adagio
Allegro assai

Scarica il libretto di sala

L’APPASSIONATA

Nasce nel 2019 attorno alle attività della Gaspari Foundation come gruppo di giovani eccellenze dedito all’approfondimento del repertorio per orchestra da camera. Tra i suoi componenti si annoverano alcuni tra i migliori giovani professionisti della musica in Italia, che si sono perfezionati nelle più importanti istituzioni musicale di tutta Europa e hanno già maturato esperienza concertistica nelle più importanti orchestre italiane tra cui l’Orchestra Sinfonia Nazionale della RAI, l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna.

L’Appassionata ha già al suo attivo concerti e tour in Germania, Svizzera, Francia e Corea del Sud e in alcune tra le maggiori sedi italiane tra cui la Sala Verdi di Milano, la Scuola Grande di San Rocco e il Teatro La Fenice di Venezia, l’Accademia Filarmonica di Verona, il Teatro Bibiena di Mantova, il Teatro Olimpico di Vicenza per importanti Festival tra cui le Serate Musicali di Milano, Emilia-Romagna Festival, Società dei Concerti di Parma, Festival Galuppi di Venezia, MantovaMusica collaborando con personalità e solisti di fama internazionale tra cui Gil Shaham, Emmanuel Pahud, Leonora Armellini, Patrick Gallois, Kirill Rodin, Elio, Andrea Battistoni.

L’Appassionata inoltre è protagonista di due progetti discografici pubblicati nel 2021 – una monografia su Antonio Vivaldi edita in prima assoluta da SONY Classical col flautista Tommaso Benciolini e una monografia su Johann Sebastian Bach col violinista Jaroslaw Nadrzycki edito da Hänssler Classics – entrambi accolti con grande successo di pubblico e critica e trasmessi da emittenti quali Rai Radio 3, BBC Radio, Radio Classica, Radio24, Venice Classic Radio, Sky Classica HD.

ALEXANDRA SEGAL

Vincitrice del primo premio al Concorso Pianistico Internazionale George Enescu e vincitrice di numerosi concorsi internazionali, la pianista israelo-ucraina Alexandra Segal è attualmente protagonista di una carriera come solista, tenendo concerti negli Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Spagna, Svizzera, Israele, Romania, Austria, Polonia, Croazia, Ucraina.

È apparsa in molte sedi come il Romanian Athenaeum, KKL Luzern, Kyiv Philharmonic, Tel Aviv Museum of Arts, e le sue esibizioni sono state trasmesse in diretta nei canali televisivi e radiofonici nazionali di Romania (TVR), Israele (Kan Kol HaMusica) e Ucraina ( NSTU). Si è esibita con la George Enescu Philharmonic Orchestra, la Jerusalem Symphony Orchestra, la Haifa Symphony Orchestra, la Kiev Chamber Orchestra, la Donetsk Philharmonic Orchestra, la Pitesti Philharmonic Orchestra, la Bacau Philharmonic Orchestra, la Raanana Symphonette Orchestra e la Buchmann-Mehta School of Music Symphony Orchestra e molte altre, sotto la direzione di Avi Ostrowsky, Yoav Talmi, Kensho Watanabe e Vag Papian. Nata a Kyiv, Ucraina, nel 1995, ha iniziato gli studi di pianoforte con Natalie Tolpygo.

Ha conseguito la laurea triennale presso la Buchmann-Mehta School of Music con Tomer Lev e il suo Master presso l’Università di Musica Franz Liszt di Weimar, con Balazs Szokolay. Attualmente sta terminando gli studi presso l’Università di Musica e Spettacolo di Graz con Milana Chernyavska.


WOLFGANG AMADEUS MOZART

Divertimento per archi in fa maggiore KV138

Il Divertimento in fa maggiore K.138 fu composto tra gennaio e marzo del 1772 e risente dell’influenza stilistica sia dei maestri italiani che di Michael Haydn, con una netta preferenza per il discorso melodico chiaro e scorrevole. Il primo Allegro si apre con un unisono rievocante i modi dell’opera buffa per la freschezza e la spigliatezza dell’impianto armonico; due sono i temi che si snodano e si intersecano fra di loro e formano l’intelaiatura dello sviluppo secondo un gioco musicale brillante e piacevole. L’Andante è avviato dalla frase cantabile del primo violino su cui si innestano le altre parti con eleganti e nuove figurazioni; a un certo punto il violoncello espone il suo tema su un accompagnamento sincopato degli altri archi e successivamente c’è un ritorno imprevisto di gusto italiano non alla prima, ma alla seconda frase musicale, leggermente variata negli accordi e nella disposizione armonica. Il Finale è un delizioso Rondò e il tema particolarmente gaio e spensierato viene esposto attraverso la forma della imitazione tra la viola e il violoncello e ripetuto per ben cinque volte, secondo i moduli ad incastro di scuola tedesca. Un sentimento di fresca e gioiosa cantabilità distingue le ultime battute del Presto di questo Divertimento.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Concerto per pianoforte n.12 in la maggiore KV414

Secondo la tesi di Alfred Einstein, che ha trovato riscontro in altri illustri studiosi mozartiani, il Concerto in la maggiore K 414 venne scritto in realtà prima degli altri due: lo testimoniano tanto l’edizione di Artaria del 1785, che pubblicò il Concerto come «primo dell’op.IV», quanto la data di composizione del Rondò K.386 (19 ottobre 1782), scritto da Mozart proprio per il Concerto K.414 e poi sostituito dall’Allegretto. Si tratta in ogni caso di una delle pagine per le quali lo stesso Mozart nutriva particolare predilezione. L’Allegro iniziale ha una ricca esposizione orchestrale della quale ricordiamo almeno tre motivi: il tema principale, un delicato “sorriso musicale” esposto dai violini, il tema secondario, reso marziale dal ritmo puntato in oboi e corni e il secondo tema vero e proprio, timido ed esitante nei violini, sostenuti dal pizzicato di violoncelli e bassi.

Il solista conduce la sua esposizione con regolarità, senza strafare e senza particolari virtuosismi; la difficoltà tecnica di questa pagina infatti non va oltre quella richiesta a un ottimo dilettante (dell’epoca, naturalmente). Interessante invece è la sezione di sviluppo che si apre con un nuovo motivo, in note ribattute, elaborato dal pianoforte, culminante in un intenso episodio in fa diesis minore. La ripresa è regolare e culmina nella Cadenza del solista. Il tema principale dell’Andante è un ulteriore omaggio a Johann Christian Bach, del quale Mozart cita l’incipit dell’Ouverture “La calamità dei Cuori”: il motivo, raccolto e solenne, viene esposto «sottovoce» dagli archi, in un clima musicale di ispirazione quasi religiosa. La seconda idea melodica viene presentata dai violini primi e sostenuta dalle note ribattute dei violini secondi e delle viole e dalle lunghe note dei fiati. Preceduto da una pausa generale, il pianoforte si appropria del Tema e lo varia con sapienza e con gusto, prima di esporre un nuovo Tema, dolcissimo e sognante, che ci sembra un’anticipazione di atmosfere musicali incantate proprie della maturità mozartiana.

Dopo la ripresa della seconda idea melodica, un breve episodio di sviluppo motivico precede la ripresa del Tema principale affidata al pianoforte e la consueta Cadenza del solista. Il carattere spensierato dell’Allegretto conclusivo è dovuto alla sua ricchezza tematica; il refrain è formato da tre idee melodiche distinte: uno spunto sbarazzino dei violini, una sinuosa linea degli archi all’ottava e una melodia cadenzante dei violini sopra il ribattuto dei bassi. Gli episodi solistici si alternano alle ripetizioni (parziali) del refrain con naturale scorrevolezza: il primo è brillante e ritmico, il secondo è interamente basato sull’elaborazione della seconda idea del Tema principale, il terzo è costruito su un nuovo motivo presentato dal pianoforte e subito ripreso con gioia dai violini in re maggiore, il quarto, analogamente al secondo, prende spunto dalla seconda idea del Tema principale.

BÉLA BARTÓK

Divertimento per orchestra d’archi Sz.113, BB.118

Il Divertimento per orchestra d’archi venne scritto nel corso di un periodo trascorso in Svizzera, a Saanen, presso Berna, nella residenza del direttore Paul Sacher, che fu il diretto committente del brano. Appena due settimane furono sufficienti per la stesura della partitura, dal 2 al 17 agosto 1939 e proprio Paul Sacher, con l’Orchestra da Camera di Basilea, doveva offrirne la prima esecuzione, l’11 giugno 1940, quattro mesi prima che Bartók abbandonasse definitivamente l’Ungheria. In molte occasioni si è cercato di stabilire una correlazione fra il Divertimento per archi e le vicende biografiche di Bartók, individuando nella partitura una sorta di fuga ideale rispetto alla prospettiva dell’esilio o invece un presentimento angoscioso di questo, soprattutto nel movimento centrale.

In realtà il contenuto del Divertimento è segnato non già da queste connessioni extramusicali, ma piuttosto da quella tendenza purificatrice e in qualche modo neoclassica che ha progressivamente innervato la poetica di Bartók nel corso degli anni Trenta. Il termine neoclassicismo ha, in questo caso, un significato piuttosto specifico, per il richiamo palese a tecniche di scrittura barocche e classiche. Lo stesso titolo di Divertimento si riallaccia alla prassi della musica di intrattenimento di Mozart e Haydn, con l’organico di soli archi; si aggiunga che la scrittura per archi segue il principio costruttivo proprio del Concerto grosso barocco, con la continua alternanza (soprattutto nei movimenti estremi) fra il ripieno dell’intera orchestra e il concertino formato dalle prime parti di ogni sezione. Il fascino di questa partitura risiede proprio nelle modalità secondo le quali Bartók riesce a coniugare questi criteri di scrittura con un materiale tematico costruito secondo i principi del canto popolare, ungherese e non; ma anche nella trasparenza del tessuto degli archi e nei procedimenti di inversione e combinazione delle idee musicali. Ecco dunque che nell’Allegro con troppo iniziale viene in secondo piano la costruzione secondo lo schema della forma-sonata classica, e la contrapposizione dei vari temi, e si impongono invece altri fattori, come la nitida contrapposizione fra soli e tutti, la variabilità degli schemi ritmici (propria del canto popolare), i netti contrasti dinamici, la limpidezza della tessitura.

La Coda del movimento riprende il materiale tematico in una sorta di contemplazione, rinunciando quasi alla logica di contrasti in favore di una dinamica contenuta. In posizione centrale troviamo un Molto adagio che è una delle grandi pagine notturne di Bartók; basterebbe ascoltare la sapienza strumentale con cui l’autore definisce l’esordio, una sorta di tappeto sonoro con sordina, su cui si stagliano nudi disegni di violini e viole. Si impone in questo movimento soprattutto la sezione centrale, con un lungo e calibratissimo crescendo innervato da angoscianti doppi trilli dei violini, cui fa seguito un rapido diminuendo. Il movimento in cui più evidente è la logica del Concerto grosso è il terzo, Allegro assai, dove netto e continuo è il contrasto soli/tutti; ma molto vario è lo schema del tempo, che segue la forma di un libero Rondò; vi troviamo, ad esempio, una sezione in cui incisivi unisoni si alternano a passaggi di inseguimenti fugati fra le voci, o ancora un lungo a solo rapsodico del violino. Lunga e trascinante, basata sull’intensificazione ritmica, la Coda viene interrotta due volte, prima per una sezione in Grazioso, scherzando, poco rubato, affidata a pizzicati e glissandi, poi per un’estrema apparizione del Concertino, subito prima della conclusione.