Nicolas Altstaedt e Alexander Lonquich ai concerti organizzati da “Serate Musicali”
Con orario d’inizio in anticipo rispetto il consueto, è stata eseguita in Sala Verdi l’integrale delle Sonate per violoncello e pianoforte di Ludwig van Beethoven. I due eccellenti interpreti erano il violoncellista Nicolas Altstaedt ed il pianista Alexander Lonquich. Lonquich non ha bisogno certo di presentazioni in quanto da moltissimi anni è tra i migliori interpreti di repertorio sia classico che in quello più vicino ai nostri giorni.
Dopo il Primo Premio al Concorso Casagrande di Terni del 1977 ha iniziato una brillante carriera concertistica, dedicandosi successivamente anche alla direzione orchestrale. Il più giovane violoncellista, il franco-tedesco Altstaedt, ha intrapreso un’importante carriera internazionale vincendo numerosi premi e dedicandosi anche alla musica contemporanea, eseguita con i massimi strumentisti, i più noti direttori e le orchestre più prestigiose. L’impaginato classico di ieri sera, dedicato al genio di Bonn, ha trovato quindi due interpreti in perfetta sinergia e con una visione musicale simile, giocata sia sulla profonda riflessione che sull’energica esternazione.
Le Cinque Sonate di Beethoven, composte tra il 1796 e il 1815, rappresentano una summa musicale del repertorio violoncellistico e sono importanti anche in quello pianistico, essendo la componente per tastiera sempre in primo piano sia nella costruzione melodica che in quella armonica. La fluidità discorsiva dei due interpreti, con Lonquich sempre preciso nelle perfette scansioni strutturali dei brani e Altstaedt incisivo nell’elargire le melodie con evidente intensa espressività, ha determinato interpretazioni di alto livello, rese con misurato equilibrio nei giusti rapporti dinamico-ritmici.
Nelle oltre due ore di musica, ogni movimento ha trovato perfetto inserimenti nelle rispettiva sonate, dalla n.1 e n.2 dell’Op.5, alla terza dell’Op.69, fino alle ultime due dell’Op.102. Segnaliamo almeno due movimenti della sorprendente Sonata n.5 in re maggiore con l’intenso Adagio centrale eseguito con lenta andatura e profonda riflessione e l’Allegro fugato finale giocato su una polifonia tipicamente bachiana elargita con straordinaria conpenetrazione timbrica dai due musicisti. Applausi intensi al termine della serata da parte del numeroso pubblico intervenuto in Conservatorio e splendido il bis concesso con lo Scherzo pizzicato dalla Sonata per violoncello e pianoforte op.65 di Benjamin Britten. Grande serata!
29 Novembre 2022 Cesare Guzzardella
Foto di Alberto Panzani